Vallo tomo, ora è «sciopero dei grostoi»
La protesta coinvolge anche l’antica sagra di San Giuseppe. L’organizzatore: «I volontari non vogliono festeggiare»
MORI. Il vallo-tomo in costruzione a Mori, oltre a creare aspre divisioni tra la popolazione della borgata e a comportare il mutamento di un paesaggio storico come quello dei terrazzamenti (effetti collaterali già conclamati), rischia di fare una vittima illustre: la sagra di San Giuseppe a Montalbano, o perlomeno il suo piatto forte, la distribuzione dei “grostoi”, che a memoria degli organizzatori si ripete da almeno una quarantina d’anni, dopo aver preso il testimone da una tradizione che andava in scena anche in precedenza con “bigoi con le sarde” o uova e radicchio.
In diversi tra coloro che contribuivano alla riuscita del partecipatissimo evento, infatti, si sono tirati indietro perché “feriti” dalla vicenda della messa in sicurezza dell’abitato, essendo in buona parte interessati in prima persona in quanto residenti della zona di via Teatro.
«Il comitato di protezione del santuario di Montalbano - sottolinea il presidente del gruppo Fabio Dal Rì - non è né pro né contro il vallo-tomo e non vogliamo assolutamente essere strumentalizzati o entrare in diatribe politiche che non ci competono. Si tratta tuttavia di prendere atto di alcune difficoltà: varie persone che ci davano una mano, sia interne che esterne al comitato, si sono tirate indietro perché, visto quello che sta succedendo con l’opera e ciò che ci gira attorno, dicono di non avere niente da festeggiare; dopodiché ci sono limitazioni oggettive legate agli accessi a Montalbano, con il sentiero da Mori vecchio che essendo il meno ripido era il più utilizzato e che è stato chiuso così come quello da Prearua.
Inoltre, ci sono preoccupazioni per la sicurezza, considerando anche che vengono sempre molti bambini che si spostano di qua e di là durante la festa, senza prestare attenzione al diedro o ad altri sassi, come facevamo noi da piccoli. Alla luce di tutto questo la distribuzione dei “grostoi” è a forte rischio, anche se c'è chi dall’esterno si è offerto di darci una mano».
Il comitato si ritroverà prossimamente per prendere la decisione finale: «In ogni caso comunque si farà la messa al santuario, il 19 marzo che è San Giuseppe e che arriva di domenica o eventualmente in un'altra data se si dovesse riuscire a organizzare qualcosa di più: se come probabile non ci saranno i “grostoi”, magari - conclude il presidente Dal Rì - potrebbero esserci dei panini o della pasta».
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