Valdastico, partita aperta «Padoan è nostro alleato»

Parlamentari mobilitati. Fravezzi: «È cambiato il mondo e oggi quell’opera è insostenibile». Panizza: «Il governo non la imporrà. Si apra il tavolo col Veneto»


di Chiara Bert


TRENTO. Se il primo tempo della «partita Valdastico» - l’opera è fuori dal decreto «Sblocca Italia» - si chiude con l’ira del governatore veneto Luca Zaia la (prudente) soddisfazione trentina, il secondo tempo è ancora tutto da giocare. Con il governo Renzi stretto tra due fuochi, da un lato la le pressioni venete perché il completamento verso il Trentino si faccia, dall’altra la Provincia di Trento che conferma il suo no senza se e senza ma.

Ne sono consapevoli a Roma i parlamentari trentini della maggioranza, pronti a tornare all’attacco e a sfruttare le relazioni con l’esecutivo per fermare l’opera. Il senatore Vittorio Fravezzi tiene i contatti con il viceministro alle infrastrutture Riccardo Nencini, che fa parte del Gruppo per le autonomie: «Nencini mi ha garantito personalmente che nel decreto Sblocca Italia non c’è nulla sul completamento della A31», spiega Fravezzi. «Ciò però non significa che la questione sia chiusa, sappiamo che tornerà ad essere affrontata al Cipe (la seduta del Comitato interministeriale per la programmazione economica è già fissata per giovedì, ndr) ed è probabile che la lobby dell’A4 si farà sentire in parlamento. Resta il nodo politico, per il Trentino e l’Alto Adige che in questa battaglia ci sostiene, questa è un’opera inutile per le scelte di mobilità fatte dai nostri territori, che puntano sul trasporto su ferrovia e non sulla gomma. Da quanto la Valdastico è stata pensata è cambiato il mondo, negli anni ’70 poteva avere un senso ma oggi è un’opera che non si sostiene». Ed è proprio questo punto a far dire a Fravezzi che «il nostro primo alleato sarà il ministro Padoan, i soldi non ci sono per un’opera che inizialmente doveva essere finanziata dalla Serenissima ma oggi reclama soldi pubblici. Si parla di un miliardo di euro, la prova che la convenienza a farla non c’è».

Realista il senatore Franco Panizza: «È noto che il ministro Lupi spinge perché il completamento si faccia, ma non credo che questo governo la voglia imporre e su questo pesa la compattezza del nostro fronte contrario». «Oggi una decisione non c’è ma il governo si trova in mezzo a posizioni contrapposte. Per questo è ancora più urgente che tutti gli attori si siedano seriamente ad un tavolo dove si discuta della mobilità tra Veneto e Trentino. Ognuno porterà le proprie ragioni, anche le ragioni di sostenibilità economica di quest’opera. Non è un punto di poco conto in tempi in cui mancano risorse pubbliche». Ma non è solo questione di soldi, fa notare Panizza: «Rispetto a solo qualche mese fa il contesto è cambiato, la necessità di approvare il progetto della Valdastico Nord per ottenere il rinnovo della concessione all’autostrada A4 sembra superata dagli eventi, lo stesso ministro Lupi è più possibilista che l’Ue possa concedere il rinnovo delle concessioni».

Intanto però le pressioni non arrivano solo dal Veneto. «Da Trento a Palermo, il Paese dei cantieri a metà», è il titolo dell’articolo firmato da Sergio Rizzo sul Corriere della Sera di ieri. «Prendete l’autostrada Valdastico Nord detta Pi-Ru-Bi, la chiamavano così dai nomi di Flaminio Piccoli, Mariano Rumor e Antonio Bisaglia. (...) I tre sono morti senza vederla finita. È ferma da quarant’anni a Piovene Rocchette, in provincia di Vicenza, perché la Provincia autonoma di Trento è contraria. Si può forse criticare il premier Renzi perché adesso vuole chiudere la partita con i poteri sostitutivi?». Il secondo tempo, come si diceva, deve ancora cominciare.

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