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Università, minacce al rappresentante di Sociologia

Scritte in facoltà contro Erbifori (Atreju) che contesta l’aula occupata. Il direttore Sciortino: «L’ateneo è la casa di tutti»


di Chiara Bert


TRENTO. «Erbifori con una chiave inglese tra i capelli come Ramelli». La scritta minacciosa è comparsa sulla porta dei bagni del primo piano di Sociologia, ma altre dello stesso tenore sono apparse in diversi luoghi della facoltà di Sociologia: destinatario Luca Erbifori, rappresentante degli studenti per la lista (di destra) Atreju nel Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale. La connotazione politica del messaggio sta in quella citazione, Ramelli, studente 18enne militante del Fronte della Gioventù, ucciso nel 1975 da militanti della sinistra extraparlamentare legati ad Avanguardia Operaia.

Erbifori, che non nasconde un certo timore, visti i toni delle scritte questa volta ha deciso di rendere pubblica la minaccia e annuncia che la prossima settimana presenterà denuncia: «Non è la prima volta che ne ricevo ma questa volta sono andati sul pesante». All’origine di tutto, secondo il rappresentante di Atreju, c’è lo scontro sull’aula occupata in facoltà.

Per gli occupanti, del collettivo studentesco, l’aula autogestita da 5 anni a Sociologia è uno spazio frequentato da studenti (e non) di tutti i dipartimenti per iniziative, assemblee, studio e momenti di pausa. Ma Erbifori la pensa diversamente: «Io sono contrario a che l’aula sia assegnata di fatto a degli anarchici. Vorrei una common room, come accade negli atenei di molti Paesi, che sia davvero aperta a tutti gli studenti, e non solo ad una parte politica, per studiare e divertirsi». La questione è stata sollevata da Erbifori nella riunione del consiglio di dipartimento. La reazione sono state le minacce.

Sul caso ha preso subito posizione il direttore del Dipartimento Giuseppe Sciortino, che ha scritto una mail agli studenti: «Come si conviene ai codardi, queste minacce vengono scritte o depositate in modo anonimo. L’università è la casa di tutti gli studenti. Fa parte della normale vita universitaria avere opinioni diverse, anche fortemente opposte. Avere confronti anche accesi, persino apertamente polemici. Fa parte della vita universitaria partecipare al dibattito e al conflitto. Non saremmo in questo dipartimento se non capissimo che la vita sociale ha bisogno di diversità».

Tuttavia, avverte Sciortino, «nessuna differenza di opinioni, e nessuna pratica di conflitto, giustifica l’insulto anonimo e la minaccia nei confronti di chi ha opinioni diverse. Nessuna differenza di opinioni giustifica l’arroganza di pretendere di negare ad altri studenti i diritti – e la libertà d’uso delle risorse comuni – che ci si arroga per sé stessi. E nessuna differenza d’opinione giustifica l’uso della minaccia fisica. Cosa ancora più disgustosa quando per minacciare uno studente di oggi si ricorre all’esaltazione dei crimini di un passato che non può e non deve tornare».

«Vi scrivo - prosegue il direttore - per esprimere la mia profonda solidarietà al vostro collega minacciato e per incoraggiarlo a non cadere preda del timore. Confermo, anche a nome di tutto il dipartimento, che ogni studente ha il diritto di vivere la propria vita universitaria, e di esprimere le proprie opinioni, in piena serenità e nel rispetto delle leggi. L’uso della violenza e della minaccia non va solo condannato come metodo. Le minacce vanno condannate e combattute in quanto intrinsecamente contrarie a tutto quello che rappresenta l’università, a tutto ciò che abbiamo più caro. E’ una pratica che squalifica unicamente coloro che vi ricorrono».













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