Università, gli esercenti: "No alla nuova mensa, fate convenzioni con noi"
Confcommercio boccia il progetto di una struttura a Trento Fiere. Sì ad un'offerta più estesa per gli studenti e ad un ateneo che faccia da volano per l'economia cittadina
TRENTO. Ognuno tira l'acqua al suo mulino. I pubblici esercizi ed i ristoratori del Trentino prendono posizione sul dibattito sorto attorno al progetto di una nuova mensa per gli studenti universitari del capoluogo prevista negli spazi dell’area espositiva di Trento Fiere. Marco Fontanari e Giorgio Buratti, vicepresidenti di Confcommercio Trentino e presidenti, rispettivamente, dell’Associazione ristoratori del Trentino e dell’Associazione pubblici esercizi del Trentino, danno voce alle perplessità degli imprenditori associati circa un progetto costoso e poco lungimirante, che molto probabilmente non risponderà in maniera adeguata alle esigenze della comunità degli studenti universitari di Trento. E rilanciano proponendo convenzioni con gli esercenti locali, per favorire anche l'indotto dell'ateneo per la città.
«Siamo contrari – spiega Fontanari – perché non c’è evidenza della necessità di una struttura di questo tipo per la città di Trento. Esiste già un’offerta molto varia, strutturata e diffusa, in grado di rispondere alle richieste degli studenti in modo flessibile e funzionale. Si pensi piuttosto a forme di agevolazioni per il pasto in questi locali: sarebbe un modo per sostenere il tessuto economico di Trento, per connettere ancora di più l’Università con la propria città e per valorizzare ulteriormente l’offerta complessiva dell’Ateneo. Abbiamo bisogno di soluzioni innovative e dinamiche, tanto più se destinate ad un target giovane e preparato: dobbiamo offrire una città aperta e moderna, dove luoghi del sapere e luoghi del fare si incontrino con sempre maggiore frequenza, anche nelle occasioni conviviali e quotidiane».
«Occorre affrontare l’argomento – fa eco Buratti – in un’ottica diversa. Non c’è la necessità di un progetto sul quale, per altro, sembra non esserci nemmeno una soluzione condivisa. Meglio intervenire piuttosto sulla rete di esercizi pubblici che garantiscono un’offerta di qualità e varia. Si pensi a creare una rete di locali convenzionati che completino e arricchiscano le possibilità per gli studenti trentini. Ciò avrebbe effetti virtuosi da più punti di vista, sia sotto il profilo economico, perché genererebbe un volano sulle attività di somministrazione di bevande ed alimenti dell’intero territorio comunale, ma anche sotto il profilo sociale, perché consentirebbe agli studenti di vivere maggiormente la città e integrarsi in essa. Senza escludere, naturalmente, i vantaggi – anche da un punto di vista nutrizionale – che derivano dal poter disporre di un’offerta molto estesa e varia».
«L’occasione – dicono i vicepresidenti di Confcommercio Trentino – dovrebbe essere utile per ragionare attorno alle ricadute dell’Ateneo sulla città, su un progetto di sviluppo organico tra la città, l’Università e il mondo economico e sociale. Ci auspichiamo che sulla questione si apra un dibattito fruttuoso tra tutti i soggetti coinvolti: Comune e Università in primis, ma anche organizzazioni degli studenti e categorie economiche: il futuro della città dev’essere un percorso condiviso. Come associazioni ci rendiamo disponibili fin d’ora a verificare la possibilità di una soluzione costruita ad hoc sulle esigenze degli studenti ed a seguirne lo sviluppo».