Una città rifugio per chi  difende i diritti umani 

La Provincia, prima in Italia, scende in campo per la protezione di chi si spende e rischia la vita per gli altri dopo l’approvazione di una mozione di Plotegher


di Francesca Caprini


TRENTO. Una protezione per chi difende i diritti umani. È questo il fine della mozione che la Provincia di Trento - prima in Italia - ha approvato. Proposto da Violetta Plotegher, il testo impegna la giunta ad attivare sul territorio dei programmi di protezione temporanea e training per i difensori dei diritti umani minacciati. «Da quando ho incontrato alcuni difensori colombiani in visita a Trento lo scorso anno ho capito che bisognava fare qualcosa - racconta la Plotegher - Quello che noi chiamiamo politica estera deve fare un salto di qualità verso la questione dei diritti umani, senza il rispetto dei quali la pace non si costruisce». La mozione, fortemente voluta anche dall’assessora alla cooperazione e pari opportunità Sara Ferrari, passata con l’unanimità dei capigruppo di maggioranza e due astensioni, sta ricevendo i complimenti da organizzazioni anche di livello internazionale, come l’olandese Justice and Peace Netherlands. Pone le basi - come altri programmi di protezione temporale - per una solidarietà internazionale che sostenga i processi di difesa dei diritti umani nei luoghi di origine, tramite l’articolazione di organizzazioni, movimenti e istituzioni dei paesi di accoglienza. Non era mai successo nel nostro Paese che un’amministrazione locale si impegnasse a sostenere chi difende i diritti umani con un documento del genere. Mettendo così le fondamenta per un percorso di accompagnamento agli attivisti minacciati, con la proposta di sviluppare una «città rifugio» per l’accoglienza temporanea in particolare per le donne. L’attacco a chi difende i diritti umani è ormai un’emergenza globale. Front Line Defenders parla di 312 assassinii nel 2017 e il 2018 in Paesi come la Colombia, è partito peggio, con un/una attivista uccisa ogni due giorni. I prossimi passi saranno gli incontri fra istituzioni ed associazioni coinvolte, per dare concretezza alla mozione, che in maggio sarà presentato all’OltrEconomia festival, in occasione della visita di tre difensore colombiane.

Tatiana Roa, ecologista colombiana, lo scorso novembre ospite della conferenza organizzata da Yaku insieme alla rete «Donne In Difesa Di» alla quale aveva partecipato Violetta Plotegher come vicepresidente del Forum Trentino per la Pace, raccontava dell’assassinio di Emylsen Manyoma: «Una giovane donna che si batteva per i diritti della sua gente nelle periferie impoverite di Puerto Buenaventura. Leader comunitaria, l’hanno ammazzata i paramilitari: intralciava gli affari delle grande imprese internazionali».

Emylsen, come tante donne in Colombia in questo momento, era senza nessuna protezione in uno stato dove il paramilitarismo è disconosciuto dalle sue stesse istituzioni e le multinazionali si spartiscono il territorio e le risorse. Come lei anche la honduregna Berta Càceres, il cui volto è diventato un simbolo delle lotte ambientaliste in America latina e nel mondo: dopo tante minacce, è stata uccisa il 3 marzo di due anni fa e ancora pesa l’omertà da parte delle istituzioni locali sui veri mandanti Sono migliaia le persone che ogni giorno, in molte parti del mondo senza democrazia, rischiano la propria vita in difesa dell’ambiente e dei diritti, battaglie che sono di tutti.

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