Un confronto pubblico sul biodigestore a Storo
Il Comitato Bene Comune invita martedì un esperto sui rischi biologici e annuncia i dati di un’analisi del 2006 sulla qualità dell’aria mai resa nota
STORO. Torna all’attenzione in valle del Chiese il biodigestore. L’occasione per il confronto sullo scottante tema è data, ancora una volta, dal Comitato Bene Comune di Storo, che ha organizzato una serata di informazione martedì 26 febbraio all’oratorio parrocchiale, alle ore 20.30 dal titolo “Il futuro del nostro territorio, cosa significa convivere con il biodigestore”. Relatore è il professore Gianni Tamino, dell'Università di Padova (docente di biologia generale e di fondamenti di diritto ambientale, membro del Csa, autore di ricerche su effetti mutageni e cancerogeni degli inquinanti ambientali e sui rischi biologici dei processi e dei prodotti frutto delle moderne biotecnologie). La relazione del professor Tamino sarà da stimolo alla riflessione su cosa comporta la presenza del biodigestore nel territorio e alle domande dei presenti.
A questo proposito, il Comitato Bene Comune anticipa che il docente baserà il suo intervento anche su dati che gli sono stati sottoposti della qualità dell’aria di Storo. È un’analisi che risale al 2006 svolta dall’Appa (Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente), sollecitata a suo tempo dall’opposizione in consiglio, i cui risultati però non sono mai stati resi pubblici. Cosa evidenzia l’analisi dell’aria?
«Lungi dal voler fare dell’allarmismo - risponde Stefano Marini, del Comitato Bene Comune - i dati mettevano in risalto una concentrazione di polveri sottili Pm10 elevata, se rapportata anche con altre località del Trentino. Essendo le polveri sottili emesse dai gas di scarico delle automobili, ci chiediamo cosa accadrebbe se il passaggio dei mezzi aumentasse per via del biodigestore».
I risultati dell’analisi dell’Appa, svolta dal 2 marzo al 26 aprile 2006 a Storo, registravano infatti per le particelle Pm10, un superamento dei limiti della media giornaliera (50) di 24 giorni, con una punta massima di 110, secondo solo a Riva del Garda. Un altro indicatore preoccupante, è quello della presenza di idrocarburi policiclici aromatici (ovvero il benzo(a)pirene e i composti di arsenico, cadmio e nichel. Si tratta infatti di agenti cancerogeni, per i quali non esiste una soglia al di sotto della quale non ci sono rischi per la salute. Esiste però un indice di qualità dell’aria che dovrebbe essere pari ad 1 ng al metrocubo.
Nel periodo monitorato, dal 31 marzo al 26 aprile 2006, le medie giornaliere sono risultate superiori ad 1 ng/metrocubo (media complessiva di 1,2 ng/metrocubo). E si tratta, fa notare la relazione dell’Appa, di un periodo dell’anno dove i riscaldamenti sono spenti e nel quale la ventilazione è più alta che in inverno.
«Vista la criticità di questi valori - commenta Stefano Marini - sarebbe stato opportuno continuare a tenere monitorata la qualità dell’aria, come peraltro sollecitava l’Appa, invece non se fece niente. Per questo vogliamo sollevare la questione nell’incontro pubblico, come vogliamo fare riflettere la popolazione su altri dati. Si calcola che un cogeneratore di 1 megawatt collegato al biodigestore brucia metano che corrisponde a 3500 case di oltre 100 metri quadrati di superficie, concentrato in un punto solo. Infine, chiedo ai nostri amministratori, come si concilia la presenza del biodigestore con la sostenibilità ambientale e la cultura del territorio che è tra gli obiettivi di enti dal Bim del Chiese ai Comuni».
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