«Un accordo con gli imprenditori per fare test e tamponi ai lavoratori»
La proposta. Fugatti per accogliere le richieste delle aziende che chiedono esami sierologici a tappeto sui dipendenti ha lanciato l’idea di un protocollo: «Non possiamo fare i tamponi a tutti, ma a chi risulta aver sviluppato gli anticorpi sì»
TRENTO. Un protocollo tra Azienda sanitaria e associazioni degli imprenditori, Confindustria in primis, per una campagna a tappeto di test sierologici rapidi a tutti i dipendenti con successivo controllo con il tampone a chi ha sviluppato gli anticorpi (e quindi ha avuto o ha ancora il virus).
L’idea l’ha lanciata il presidente della Provincia Maurizio Fugatti che ha raccolto le richieste di molti imprenditori e della stessa Associazione industriali del Trentino: «I test sierologici rapidi ancora non sono considerati del tutto affidabili, ma se le aziende per stare più tranquille vogliono acquistarli per somministrarli ai loro dipendenti lo facciano. Noi, nel caso eventuale di lavoratori che risultano positivi a questi test rapidi, possiamo mettere a disposizione il tampone. Ne ho già parlato con il direttore dell’Azienda sanitaria Paolo Bordon, possiamo fare un protocollo insieme alle associazioni degli imprenditori e degli industriali. Così potremo sottoporre a tampone i lavoratori che secondo i test rapidi hanno sviluppatogli anticorpi al virus. Non siamo in grado di sottoporre a tampone tutti i lavoratori perché, come dimostrano anche i risultati di oggi, arriviamo a numero importanti, anche superiori ai 2700 tamponi al giorno, ma non così grandi. Però un protocollo per controllare col tampone chi ha sviluppato gli anticorpi si può fare». Fugatti si riferisce al record di tamponi toccato ieri in Trentino, 2783 in un giorno, con 1280 tamponi effettuati al laboratorio dell’Azienda sanitaria, 1151 al Cibio e 352 alla Fondazione Mach. Nonostante questi numeri la quota dei positivi trovati è in discesa: sono 33 ( di cui 9 hanno sviluppato sintomi negli ultimi 5 giorni) quelli trovati, ovvero l’1,1 % del totale.
Nel corso della consueta conferenza stampa il presidente Fugatti ha anche assicurato che ripartiranno le trattative per il contratto della sanità.
Il direttore di Confindustria Trento Roberto Busato saluta con soddisfazione la proposta di Fugatti e rilancia: «Già nei giorni scorsi avevo parlato con il direttore Bordon perché molte nostre associate ci hanno chiesto come fare test sierologici e tamponi ai loro dipendenti. Da qualche giorno, con la riapertura, ci sono casi di lavoratori che hanno avuto contatti, con familiari o amici, positivi e le aziende non sanno come considerare questi lavoratori. Il consiglio è di isolarli e di tenerli a casa, ma se non hanno il tampone o i sintomi il medico non li mette in malattia. E per i tamponi ci vogliono molti giorni, senza considerare il rischio che il dipendente possa essere asintomatico e rientrare al lavoro pur essendo contagioso e infettare i colleghi. Per questo c’è l’esigenza di un controllo rapido. Ho contattato anche il Cibio per verificare cosa possiamo fare per aiutare a potenziare il numero di tamponi. Alcuni nostri imprenditori sono anche disponibili a mettersi insieme e ad acquistare macchine per processare tamponi e a darle all’Azienda sanitaria o al Cibio per velocizzare l’esame. Mi sono informato e ho sentito che ci sono apparecchiature in grado di processare fino a 9 mila tamponi al giorno. Gli imprenditori potrebbero comprarne una e sarebbe un investimento sul futuro. Noi abbiamo interesse a fare questa operazione con l’Azienda sanitaria per avere risultati accreditati e garantiti e in tempi rapidi e stretti. Il settore manifatturiero è ripartito e un imprenditore non può correre il rischio di chiudere di nuovo se ci sono contagi nella sua azienda».
Il presidente dell’Ordine dei medici Marco Ioppi spiega che i test rapidi hanno un senso solo se associati al tampone e che occorre una strategia unica dell’Azienda sanitaria: «I test sierologici rapidi ci possono dire solo se il paziente ha sviluppato le Igm o le Igg. Nel primo caso, vuol dire che il paziente ha avuto il virus di recente, ovvero almeno 8 o 10 giorni prima del test, nel secondo caso, invece, vuol dire che ha contratto il virus almeno un mese prima. Ma il test rapido, a differenza di quelli con prelievo venoso, non ci dice la quantità degli anticorpi sviluppati e soprattutto non ci dicono se la persona è ancora positiva e contagiosa. Per questo motivo il test rapido da solo non serve a molto e deve essere associato al tampone».