Tutti in classe...portandosi il sapone

Partite le lezioni, tra illusioni e speranze: «Ma è incredibile che noi genitori dobbiamo comprare carta igienica e fazzoletti»


di Luca Pianesi


TRENTO. Gioia e fiducia si mescolano, in questo primo giorno di scuola, con problemi e preoccupazioni ma per i genitori della scuola primaria Schmid, in Cristo Re, il sentimento che prevale è quello della speranza. Speranza nelle tecnologie, nei nuovi percorsi di formazione, negli stimoli provenienti dall’integrazione e in un cambiamento dell’attuale situazione di crisi. In una parola speranza in un futuro migliore per i loro figli. «I corsi di studio - spiega la mamma Marianna Esposito - sono diversi dai nostri tempi: ormai sono fondamentali le lezioni di lingua, quelle di informatica e l’attenzione per tutte le situazioni legate al mondo dell’handicap. Qui, per esempio, si fanno percorsi con i sordomuti. I bambini imparano il linguaggio dei segni, e sviluppano così una sensibilità maggiore rispetto a quella che potevamo avere noi. Inoltre ci sono degli ottimi progetti di inserimento dei bambini stranieri, con una maestra di sostegno, appositamente dedicata, in ogni classe». Per Claudia Mantilla «nel domani dei nostri figli ci sono tablet, computer e tecnologie che permetteranno di migliorare le lezioni e faciliteranno l’apprendimento dei ragazzi». «Ma fondamentali - aggiunge Claudia - saranno anche i percorsi di integrazione dei bambini non italiani. Trento, da questo punto di vista, è già a un buon livello».

«Qui alle Schmid di Cristo Re siamo stati accolti bene - afferma Beriza Bisuf -e speriamo che i bambini si trovino a loro agio. Ma anche a Trento le cose non vanno sempre come dovrebbero. Noi, insieme ai genitori di altri dieci bambini, abbiamo portato via i nostri figli da una classe di una scuola elementare qui vicino, perché non si trovavano con la maestra. Speriamo che ora ci sia una migliore integrazione e che per i ragazzi possa iniziare un anno scolastico felice». Per il papà Benito Imparato la speranza è che presto i bambini siano dotati di tecnologie appropriate: «Oltre a migliorare l’offerta formativa ai nostri ragazzi - spiega - andrebbero alleggeriti del peso di questi zaini. Non è possibile che nel 2012 bambini delle elementari si debbano caricare sulle spalle decine di chili di libri. Spesso i loro zaini sono pesanti anche per noi adulti».

«Siamo tutti favorevoli alle tecnologie - dice la mamma Roberta Bassetti - però con dei blocchi per internet, per impedire ai ragazzi di perdersi nella rete e fare brutti incontri. Per innovazioni del genere saremmo anche pronti a fare sacrifici. Quello che risulta incredibile è dover contribuire agli acquisti del sapone liquido per i bagni comuni. Oltre che della carta igienica e dei fazzoletti». E infatti, quasi tutti i genitori che attendono pazienti il suono della campanella prima di accompagnare i figli in classe, con la mano che non usano per stringere quella del loro bambino portano delle grosse buste. All’interno pacchi di carta igienica, scottex, saponette. «Ormai è diventata la prassi - dice Paola Pelillo - ed è così anche a Gardolo e in molte altre scuole del Trentino. Anche all’asilo pubblico ogni tot ci chiedono 10 euro, 15 euro, per acquistare i beni di prima necessità. Comunque restiamo fiduciosi nel sistema scolastico. E speriamo nella rivoluzione digitale».

D’accordo con la signora Pelillo è anche il papà Fabio Leoni: «Come genitori siamo pronti all’inserimento della tecnologia nelle scuole e i nostri figli lo sono ancora di più. La cosa più importante è il loro futuro e per dargli più possibilità e opportunità io sono disponibile anche a pagargli la carta igienica extra, il sapone necessario e lo scottex che manca». Un’ultimo problema lo solleva il papà Luca Moser: «Bisogna rivedere l’organizzazione delle mense. Sui giornali e alla televisione ci fanno una testa così su diete, alimentazioni corrette, cure nutrizionali e poi alla fine ai nostri bambini danno da mangiare sempre pasta, pane, carboidrati. Poche proteine, poche fibre. È un altro segnale della crisi e del fatto che la Provincia non ha più soldi da spendere. Speriamo nel futuro e in investimenti più oculati e diretti al bene dei ragazzi».

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