«Troppi mezzi pesanti davanti alle nostre scuole»
I due dirigenti scolastici delle “Regina Elena” e del Cfp “Opera Armida Barelli” ora chiedono al Comune di aumentare la sicurezza per i loro ragazzi
ROVERETO. Ci sono marciapiedi sbriciolati, parapetti in acciaio divelti, alberi sradicati, un terrazzo rinforzato con tubi innocenti, una campana del vetro esplosa, fettucce biancorosse ovunque - sia davanti alle scuole “Opera Armida Barelli” sia in via Cavour davanti alla scuola elementare “Regina Elena” - a ricordare che mercoledì pomeriggio «si è sfiorata una tragedia di proporzioni impensabili». Lo sconquasso di lamiere, provocato dal malore di Adriano Cobbe, mentre si trovava alla guida del proprio camion, a pochi minuti dall’uscita degli studenti da scuola. Ora professori e dirigenti scolastici chiedono al Comune di riflettere sulla logistica e sulla sicurezza. In via Setaioli e in via Cavour, ieri mattina abbiamo cercato di capire se la sicurezza dei ragazzi è tutelata, in una zona - come ci hanno confermato gli stessi dirigenti - «interessata da una strada percorsa ogni giorno da decine di mezzi pesanti diretti in Vallarsa». L’eccezionalità dell’evento, «soprattutto per come si è risolto», ammette Bernardo Zanoner, direttore dell’ente “Opera Armida Barelli” - impone davvero una riflessione. Lo ammette anche Paolo Goffo, dirigente della scuola primaria “Regina Elena”e della secondaria “Damiano Chiesa”.
Ex post, tira un sospiro di sollievo Bernardo Zanoner: «Una serie di fortunate coincidenze ha evitato conseguenze peggiori, perché un camion così grosso e pesante poteva causare danni anche in termini di vite umane», spiega il direttore del Centro di formazione professionale “Opera Armida Barelli”, in via Setaioli, che ospita 435 studenti. In primavera l’incidente con un trattore, mercoledì invece il camion. La storia si ripropone. Il mezzo pesante, senza più governo, è salito sul marciapiede davanti alla scuola superiore, sbriciolando le barriere in metallo, «sei, sette minuti al massimo prima del suono della campanella pomeridiana, quando dall’istutito scolastico escono impetuosamente almeno duecento ragazze». È pur vero che davanti alla scalinata è presente un cortile, ma non è sufficiente a contenere tutti gli studenti. «Non voglio fare polemiche - ammette il direttore Zanoner - ma dovremo ragionare con gli uffici tecnici del Comune per studiare alcuni accorgimenti per aumentare la sicurezza. Come: rafforzare la segnaletica dei 30 km/h, creare un’isola protetta da new jersey in cemento armato, davanti all’istituto, magari rinunciando ai parcheggi, oppure piloncini in cemento per allungare l’area protetta sul marciapiede. Le barriere in ferro non sono sufficienti contro mezzi del genere».
Duecento metri più a valle, il dirigente Paolo Goffo ha appena terminato di scrivere al dipartimento scolastico, per segnalare «le vie di fuga abbattute» dall’inerzia del camion. «E’ un miracolo che non sia successo nulla di grave», ci spiega, interrompendo una riunione con Sergio Amadori e la funzionaria amministrativa, Carla Nicoluzzi. «Il traffico così pesante non deve esserci durante l’orario di uscita degli alunni», premette Goffo. «Quando il camion si è abbattuto sulla scuola insegnanti e bambini hanno pensato al terremoto. Ringrazio la professionalità delle insegnanti. Nessuno ha fatto scenate isteriche, i ragazzi sono rimasti composti, come successe in primavera per la scossa di terremoto». «Quello di ieri (mercoledì) è stato miracolo, ma sulla sicurezza dei genitori e degli alunni la scuola si era già mossa con molto anticipo». Il preside ci accompagna sul retro dell’edificio. Un immenso piazzale, ben armonizzato con il resto degli edifici, può accogliere comodamente alunni e genitori. Sia all’entrata del mattino, sia all’uscita pomeridiana delle 16: «In questo modo non esponiamo a inutili rischi le persone - conclude Goffo - non è una scelta casuale: sicurezza e socialità vanno a braccetto». A mezzogiorno, invece, i genitori sostano davanti al vecchio ingresso principale, quello di via Cavour. Quello che il camion ha sfiorato, distruggendo la scalinata di un’uscita di sicurezza. «Contro una bestia del genere non ci sono tante soluzioni», commenta il nonno vigile Bruno. Che due giorni prima si è visto passare davanti agli occhi il camion impazzito: «Per fortuna, è andata bene, dieci minuti dopo poteva essere un macello».
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