Troppi animali selvatici, doppiette in città?
A Roma un emendamento di FdI alla legge di bilancio propone di aprire la caccia anche nei centri urbani. L'Oipa Trento lancia una petizione online: "No alla caccia selvaggia"
TRENTO. Crozza ci si è divertito molto, venerdì sera. Ma la proposta di Fratelli d’Italia - a firmare l’emendamento che la contiene è il capogruppo alla Camera Tommaso Foti - di aprire la caccia anche nelle aree urbane e nei pressi delle strade, dalla politica è presa molto seriamente. Sia tra i favorevoli che tra i contrari. E buttarla in caricatura, ridendo dell’idea di un capanno per tirare ai merli in piazza Dante, farebbe torto a entrambe.
Per gli ambientalisti, l’emendamento è di fatto un passo verso il «liberi tutti» che in qualche modo le destre avevano promesso ai cacciatori in campagna elettorale. C’è la possibilità di cacciare nelle aree urbane, che forse è quella che fa più impressione pensando a chi nelle stesse aree vive e passeggia, ma c’è anche e soprattutto l’apertura alla caccia di parchi e zone protette, finora tutelate con rigore, e in qualsiasi stagione dell’anno. La ragione è sempre la necessità di intervenire per garantire la sicurezza delle persone, ma animalisti e ambientalisti temono che in realtà si voglia abbattere un argine finora invalicabile. E che abolito il principio, diventerà poi impossibile difendere davvero.
Per questo Oipa Trento ha lanciato una petizione on line: «No alla liberalizzazione della caccia selvaggia ovunque. È in atto un grande tentativo di proporre emendamenti alla legge di bilancio e proposte per liberalizzare la caccia, senza limiti . Si vuole aprire la caccia selvaggia per tutto l'anno e per tutte le specie animali, comprese quelle protette e nei parchi naturalistici dove invece si dovrebbe preservare la biodiversità. Firmiamo e condividiamo in tanti per fermare queste incivili e barbare proposte» .
Si può firmare al link https://www.change.org/p/no-all-apertura-della-caccia-selvaggia-ovunque.
Un no senza se e senza ma, quindi. Che per altri però ha il torto proprio di non considerare i se e i ma. Nel senso che si propone di eliminare un divieto assoluto - si dice - per consentire deroge motivate e puntuali. Come il contenimento di specie invasive e dannose, se non pericolose. Non la rinuncia alla tutela degli animali ma l’abbattimento di un dogma, perché non sia impossibile difendersi dagli animali quando necessario.