Trento: poliziotto sotto accusa, chiesto giudizio immediato

Le accuse per Roberto Tomio, 45 anni, vanno dal falso al peculato passando per uso fraudolento di carta di credito e corruzione



TRENTO. Le accuse vanno dal falso al peculato passando per uso fraudolento di carta di credito e corruzione. Sono queste le accuse per cui la procura della repubblica ha chiesto il giudizio immediato per Roberto Tomio, poliziotto 45enne ora in carcere e sospeso dal servizio, e un quarantenne di fuori provincia che si trovava in Trentino per ragioni di sicurezza. Ma non è finita. Questo è uno stralcio rispetto all'altra imputazione mossa ai due, ossia quella di truffa.
Sono due le accuse che accomunano i due indagati e sono quella di falso e quella di uso fraudolento di carte di credito. La prima imputazione riguarda i 18 atti che, secondo la procura, i due avrebbero creato per poter truffare i due commercianti. In particolare avrebbero convinto le loro vittime che potevano acquistare degli immobili messi all'asta dal tribunale di Verona. Per convincerli della bontà di ciò che facevano avrebbero quindi preparato questi falsi documenti con tanto di intestazione (e di timbri della questura) arrivando così ad intascare circa 600 mila euro. Per le due vittime che sono state sentite dalla procura i due avrebbero creato la bellezza di 18 atti falsi. L'accusa relativa alla carta di credito, invece, riguarda i pagamenti che sono stati eseguiti per avere le visure catastali sempre relative agli immobili che dicevano di poter acquistare. Sarebbe stato il quarantenne a farsi dare da un amico gli estremi della carta dicendo di aver bisogno di far arrivare - via Vaticano - alla moglie dei medicinali. In realtà sarebbero stati usati per attività relative alla truffa.
Tomio è accusato anche di corruzione (perché non avrebbe denunciato dei comportamenti non rispettosi delle regole cui era sottoposto l'amico) e di peculato. Quest'ultima accusa è legata alla Policesportiva, società legata alla questura di cui Tomio era stato presidente. Inizialmente la banca aveva registrato un buco di 30 mila euro, in seguito al quale al Tomio era stata tolta la possibilità di far fattura. Secondo l'accusa, però, il poliziotto avrebbe continuato a raccogliere denaro dagli sponsor in parte intascando direttamente il denaro, in parte depositandoli su un conto corrente parallelo. Il totale l'ammanco di cui l'uomo viene accusato è vicino ai 119 mila euro, denaro che la procura non sa dove sia finito.
Il quarantenne, invece è accusato anche di falso in atto pubblico per aver falsificato il responso di una tac fingendo di avere un tumore al cervello, cosa che non era assolutamente vera. A quanto pare utilizzava anche un falso certificato medico per «agevolare» in qualche modo le truffe che metteva a segno. Ora si aspetta la data del giudizio immediato.

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