Trento: la marcia dei mille contro l'inceneritore

A guidarli un contadino, Ottorino Pilati: «Non ci lasceremo bruciare»


Luca Marognoli


TRENTO. Una marcia dei mille (tanti ne annunciano gli organizzatori) contro l'inceneritore. A guidarli un Garibaldi contadino, Ottorino Pilati, presidente del coordinamento Trentino pulito, che alle 8 del mattino si metterà alla guida di novanta trattori, pronti a calare dalla Rotaliana su Trento, e di un esercito fatto di mamme, medici, coltivatori, sociologi, persino poliziotti. I "soldati della sostenibilità" saranno armati solo di slogan e striscioni: si troveranno tutti in piazzale Sanseverino, dalle 9.30 alle 10, per poi marciare compatti verso piazza Dante e dare la parola ai propri rappresentanti. Non politici, ma esperti di riciclaggio: Carla Poli, titolare del centro di Vedelago, che da anni è considerato l'alternativa ecologica all'inceneritore, ed Ezio Orzes, assessore all'ambientre di Ponte delle Alpi, dove il porta a porta con tariffa puntuale ha portato a una differenziata del 90%. «Il coordinamento è composto dal popolo», spiega il presidente Pilati. «L'iniziativa è partita da noi agricoltori, dalla telefonata di un amico: "Toi Ottorino, ne lasante brusar?". Poi sentendoci l'uno con l'altro abbiamo combinato un tavolo. Oggi sono con noi industriali, artigiani, contadini, vignaioli». Non solo Rotaliana: «C'è una forte partecipazione da quella zona, ma anche da Ravina, Romagnano, Aldeno e Besenello, che ci manderanno una ventina di trattori. Poi c'è Trento, con una bella adesione, di persone capaci. Io ho 74 anni, ho più navigato che studiato. Non cerco gloria, ma voglio laciare ai miei nipotini quanto meno quello che c'è oggi. E' un mio diritto e dovere». Emanuela Varisco, dipendente della Regione, è segretaria del coordinamento, nato a febbraio: «Ci siamo costituiti per proporre metodi alternativi e puliti a supporto di un futuro sostenibile. L'inceneritore ci fa tornare indietro, corrisponde alla logica del consumismo». L'obiettivo è chiaro: «Vogliamo che sia sospeso il bando di gara che scade il 20 dicembre, aprendolo alle nuove tecnologie». Ben 34 le associazioni aderenti: «Mamme Bionike, No Tav, Nimby, Trento Attiva. Poi Medici Isde, Italia Nostra, Wwf del Trentino, La Regola di Cadine, La Busa consapevole. Anche l'Associazione Lo Scudo, a difesa dei consumatori, e il Coisp, il coordinamento per l'indipendenza dei sindacati di polizia». Senza dimenticare gli amministratori. «Parteciperanno gli otto sindaci della Piana Rotaliana, e questo è importante, perché noi cerchiamo collaborazione e dialogo. E con loro il presidente della neocostituita Comunità della Rotaliana, Tait. Chiedono il quarto aggiornamento del Piano rifiuti e il ripristino della competenza dei Comuni in materia di gestione rifiuti». L'alternativa che propongono è il progetto Cerami, studio di fattibilità tecnico-economica (commissionato dagli stessi Comuni) per un sistema di trattamento che segua l'esempio di Vedelago. Perché questo modello piace tanto? «Perché c'è una gestione etica del lavoro e della gestione dei rifiuti. Lo slogan del centro è che i rifiuti non esistono, dobbiamo imparare a dare a tutte le cose un nome, e quindi una destinazione. Vetro, plastica e metallo vengono riciclati e trovano un nuovo utilizzo nel mercato. Poi c'è una parte residua, che attraverso l'estrusore, questa macchina che fa una sorta di triturazione, viene trasformata in un nuovo materiale da usare nell'edilizia: lo impiegano per costruire i moli a Venezia ed è al 100% riciclabile esso stesso. Non solo: a Vedelago chiudono il ciclo dei rifiuti, con l'inceneritore resta un 30% di scorie, altamente tossiche».

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