Trento, l’Hotel Sporting chiude i battenti
L’albergo di via Sanseverino ha già sospeso l’attività ricettiva. Omero Levantini: «Avevamo occupate appena due o tre stanze per notte e accumulavamo debiti, così non si poteva continuare, avremmo compromesso il futuro della struttura»
TRENTO. Il Covid morde l’economia e fa chiudere anche attività solidissime e con grandi prospettive fino a pochi mesi fa. È il caso dell’Hotel Sporting di via Sanseverino che ormai da più di una settimana ha chiuso i battenti per scarsità di clienti.
La struttura moderna, dotata anche di un centro congressi, si accingeva ad affrontare un mese di ottobre pieno di soddisfazioni con alcuni eventi già prenotati e il ritorno dei turisti. E invece con il peggiorare della situazione Covid i convegni e i congressi sono saltati e le prenotazioni sono state cancellate.
Così da giorni l’hotel, che ha 40 stanze e una posizione strategica vicina all’autostrada e alla ciclabile sull’Adige, è tristemente chiuso, con la catenella che sbarra l’accesso al parcheggio e tutte le serrande abbassate.
Omero Levantini che gestisce lo Sporting fin dalla sua apertura 15 anni fa spiega che ormai la situazione era diventata insostenibile: «Non potevamo più andare avanti a far debiti. Avevamo al massimo 2 o 3 stanze occupate a notte e con queste non ci pagavamo nemmeno la reception. Solo a ottobre sono saltati 50 mila euro di fatturato previsto per convegni e congressi. Così ho deciso di chiudere perché ormai da troppi giorni accumulavamo solo debiti.
Per non peggiorare la situazione molto meglio chiudere i battenti, almeno così i debiti non crescono. Quelli prima o poi bisogna pagarli e non era proprio il caso andare avanti facendo finta che tutto andasse bene. La struttura ha costi fissi importanti ed è molto meglio aspettare tempi migliori.
Peccato perché questo 2020 prima della pandemia si era presentato alla grande. Avevamo avuto tante prenotazioni per la primavera e l’estate. Poi è arrivato il Covid e ha rovinato tutto. Alla riapertura abbiamo lavorato bene solo due settimane in agosto e poi a settembre non c’è stato quasi nulla. Noi avevamo molta clientela straniera. Il 30% dei nostri ospiti erano ciclisti che transitavano sulla ciclabile e poi c’erano anche stranieri di passaggio che si fermavano una notte.
Ora il turismo straniero è sparito e non ci sarà più per molto tempo. Penso che ci vorranno due anni per tornare alla situazione che c’era prima dell’epidemia di Covid e nel frattempo bisogna sopravvivere. Non valeva la pena restare aperti. Avremmo accumulato debiti su debiti compromettendo anche il futuro. Molto meglio chiudere e aspettare tempi migliori, sperando che basti».
Già, sperando che basti. La stagione invernale è alle porte. Qualcuno spera di partire il 15 dicembre, ma si tratta di vedere chi verrà: «I turisti stranieri non torneranno - spiega Levantini - per molto tempo. Sento anche i miei colleghi del Bondone che contavano molto sui turisti dell’est Europa che sicuramente per quest’anno non verranno. C’è molta preoccupazione e speriamo che arrivi un aiuto per pagare i debiti sennò il settore non si risolleva». U.C.