Trento, l'aggressione a martellate: un raptus di violenza dopo un litigio
Pietro Pisoni, 89 anni, si è lanciato nel vuoto dopo aver colpito con il martello la moglie Rosa Cadonna, ora al Santa Chiara
TRENTO. «La mamma, compatibilmente con quello che è successo sta bene. Diciamo che fisicamente sta bene». È comprensibilmente provata Susanna Pisoni, figlia di Rosa Cadonna, la donna di 85 anni ferita a colpi di martello dal marito Pietro Pisoni, 89enne. Che, credendo di aver ucciso la donna con la quale aveva trascorso 65 anni della sua vita, si è gettato dal terzo piano della loro casa in Bolghera, morendo sul colpo.
Lei, Rosa, invece è ricoverata nel reparto di neurologia del Santa Chiara. Ha più di un trauma alla testa ma la prognosi è positiva, 20 giorni. Tutto è successo dopo le 18 di domenica sera. I due erano in casa insieme, nell’appartamento di via Nicolò d’Arco. Pare che ci sia stato un litigio al termine del quale un raptus, un’esplosione di rabbia ha armato la mano dell’uomo e lo ha spinto a colpire con un martello la moglie. Colpi alla testa alla donna che avevano fatto cadere l’anziana in uno stato di incoscienza.
E lui, pensando di averla uccisa è andato sul poggiolo, ha preso una scala, c’è salito sopra e poi si è lanciato nel vuoto, dopo un volo mortale dal terzo piano. A scoprire il cadavere dell’anziano è stato un vicino di casa che lo ha trovato nel piazzale interno del condominio in Bolghera. Ha dato l’allarme e i carabinieri sono saliti fino all’appartamento e hanno iniziato a suonare il campanello. Solo dopo diversi minuti la porta si è aperta a davanti al militari è apparsa una donna, Rosa, con i chiari segni dell’aggressione e in stato confusionale. Immediatamente è stata caricata sull’ambulanza e portata al pronto soccorso del Santa Chiara. Qui è stata sottoposta a tutti gli accertamenti del caso che hanno evidenziato traumi alla testa. Ferite importanti ma, per fortuna, non gravi come ha confermato la figlia.
La ricostruzione di quello che era successo in quel tranquillo appartamento è stata fatta mettendo insieme un tassello dopo l’altro. Raccogliendo, nella maniera più delicata possibile, la testimonianza della ferita. Che ai carabinieri ha parlato di un litigio con il marito. Un confronto forse dai tono aspri ma che può essere considerato normale all’interno di una relazione. Una relazione che aveva visto Pietro e Rosa insieme per 65 anni. Fino a domenica sera. Cosa sia successo nella testa dell’uomo non è ancora chiaro. Quello che purtroppo è certo è che ad un certo punto l’uomo ha preso in mano un martello (che è stato ritrovato dagli investigatori all’interno della casa e che è compatibile come i traumi della donna) e ha iniziato a colpire in testa la moglie. Lei è caduta a terra, ha perso conoscenza e quindi non è in grado di raccontare gli attimi successivi. La certezza è terribile e racconta dell’anziano che prende la scala, la porta sul poggiolo, l’appoggia alla ringhiera, ne sale gli scalini e poi si lancia nel vuoto. Forse era convinto di aver tolto la vita alla moglie e non riusciva a pensare di sopportare le conseguenze di quello che aveva fatto. O forse aveva deciso che senza di lei, nulla aveva senso. Ipotesi che tali rimarranno. Con la morte di Pietro Pisoni, l’indagine penale non ha senso perché sarebbe lui l’imputato per l’aggressione alla moglie. Quello che resta è il dolore per una tragedia che si è consumata in una calda serata di luglio. Il dolore dei figli della coppia, Susanna e Franco che si trovano in mezzo ad un dramma che non avrebbero mai immaginato. E lo sgomento di un quartiere che conosceva la coppia come una tranquilla coppia che condivideva quotidianamente la vita.