Trento: duemila studenti in corteo contro la riforma scolastica
Manifestazione per le vie della città con slogan e striscioni
LE FOTO DEL CORTEO / I VOLTI
TRENTO. Duemila «no» alla delibera Dalmaso. «Senza se e senza ma», come recita lo striscione che apre il corteo. Un coro animato e unanime si è alzato dalla piazza, ieri mattina, contro la riforma della scuola trentina. Ad urlare studenti di tutta la provincia che si sono riversati nelle vie del centro, tra blitz all’Arcivescovile e volantini appesi sulla facciata del palazzo della Provincia.
Piove. Ma è una pioggia che non spegne il fuoco della protesta. Sono le 8.30 e via Madruzzo è già piena di ragazzi. È la fonte di un fiume che riempirà le vie della città. Saranno un migliaio, ma sono destinati a diventare duemila. Piove, ma c’è qualcuno che sotto la pioggia già balla. E continuano ad arrivare ragazzi di tutti gli istituti superiori della città e non solo. I più combattivi sono, come da tradizione, quelli del Da Vinci, ma questa volta a dar battaglia sono anche gli studenti dell’Ipc Battisti e dell’istituto d’arte Vittoria, tra i più penalizzati dalla riforma Dalmaso. Non mancano, comunque, rappresentanti di Iti Buonarroti, liceo classico Prati, Galilei. E poi c’è chi arriva da fuori. Una delegazione di Rovereto, soprattutto del Rosmini e del Don Milani, studenti del Marie Curie di Pergine e del Martini di Mezzolombardo, istituti che sarebbero “vittime” della riforma.
Sono passate da poco le 9, si parte. Piove sempre meno. Dietro al camioncino che apre la strada sono tutti belli carichi. Decisi a far sentire la propria voce. Pochi passi e c’è già la prima sosta. Davanti al cancello dell’Arcivescovile parte l’ormai tradizionale contestazione. Si accendono dei fumogeni, al cancello d’ingresso viene appeso uno striscione con scritto «Ne volete ancora?». Il riferimento è ai soldi. Agli euro che «la Provincia stanzia ogni anno per le scuole private, mentre ne dà sempre meno a quelle pubbliche», urlano dal microfono. E si alza un coro di dita medie. Poi, vengono lanciate nel cortile del collegio finte banconote da 500 euro con stampati i volti del governatore Lorenzo Dellai e dell’assessore Marta Dalmaso. Proprio all’Arcivescovile c’era stato un altro blitz di protesta nei giorni scorsi ed il dirigente scolastico, don Umberto Giacometti, condanna duramente questi gesti. «Mi spiace questo atteggiamento certamente non educato ed irrispettoso. Purtroppo è diventato un rito per avere attenzione ed i media danno troppo risalto a queste sceneggiate. Tra il resto mi pare che la manifestazione abbia avuto una partecipazione piuttosto ridotta». Sulla partecipazione la pensa diversamente Rolando Lutterotti, uno dei ragazzi del coordinamento dei collettivi. «Siamo in tantissimi, nonostante il maltempo. Questo dimostra che gli studenti trentini ci tengono alla loro scuola e non sono disposti a stare in silenzio. È un messaggio forte ad una
giunta che non ci ascolta».
Non piove più. Verso le 11 qualcuno lascia il corteo preferendo le patatine del mercato. Ma sono pochi. La maggioranza resta a cantare, ballare, urlare slogan contro la Dalmaso, la Gelmini, la Gelmaso, contro una scuola tagliata, dismessa, smantellata. Verso le 11.30, sono davanti alla Provincia. Chi ha bevuto qualche birra di troppo degenera in una mini-rissa, subito bloccata. Scatta il secondo blitz. Una decina di poliziotti presidia l’ingresso del palazzo. Due ragazzi riescono ad appendere sulla facciata due striscioni. Recitano così: «Pd-Pdl la stessa arroganza» e «Blocchiamo la delibera Dalmaso». Poi vengono appiccicati volantini con frasi contro la riforma. I ragazzi, dalla piazza, urlano «fuori, fuori, fuori», chiedendo un confronto a Dellai e Dalmaso. Dal palazzo nessuna risposta. Ma loro non si arrendono. L’appuntamento, ora, è per venerdì 26 febbraio. Nuovo sciopero studentesco. Questa volta con un «presidio gioioso» alle 8 davanti alla Regione, quando la giunta dovrebbe dare l’ok alla delibera. Loro non mollano. E alla fine spunta anche il sole.