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Trento, chiudono quattro uffici postali. Presidio dei sindacati a Ravina: «No ai tagli»

In 10 anni persi mille posti di lavoro. Ad eccezione di Trento e Rovereto, gli uffici in provincia saranno aperti solo al mattino. Cgil e Uil: «Un danno per i più fragili come gli anziani»



TRENTO. Quattro uffici postali in meno sul Comune di Trento. E’ questo il risultato della riorganizzazione predisposta da Poste che porterà alla chiusura delle sedi di Villazzano, Trento 4, Ravina e dell’ufficio alla motorizzazione.

Parallelamente si ridurrà al solo orario mattutino l’apertura delle poste di Arco, Riva del Garda, Cles, Pergine, Mezzolombardo e Trento 1, Trento 2 e Trento 3. In buona sostanza ad eccezione delle sedi centrali di Trento e Rovereto, tutti gli uffici postali in provincia saranno aperti solo la mattina.

Una scelta che comporterà una riduzione del servizio a danno soprattutto dei soggetti più fragili come gli anziani e di quanti hanno difficoltà a muoversi. E la situazione peggiorerà ulteriormente dopo il recente accordo non siglato da Cgil e Uil. L’intesa di fatto produrrà un aumento dei carichi di lavoro per i portalettere e personale recapito, e l’accorpamento di sedi di distribuzione. Solo per fare un esempio nel prossimo futuro i postini di Vezzano, che servono tutta la Valle dei Laghi e le Giudicarie esteriori, dovranno partire da Trento nord e non più da Vezzano, stessa cosa per il personale di Fiera di Primiero che dovrà partire da Borgo Valsugana. Verranno inoltre tagliate in numero e dunque ampliate in estensione le zone di recapito. E’ evidente che ci saranno non solo aggravi di lavoro, ma anche ritardi consistenti nella consegna della corrispondenza. Lo hanno denunciato oggi (5 dicembre) Slc Cgil e Uilposte insieme alle sigle dei pensionati, Spi e Uilp, durante un presidio nella piazza di Ravina. Il presidio è stato organizzato in collaborazione con la circiscrizione di Ravina-Romagnano.

Il sobborgo è diventato in queste settimane il simbolo della protesta contro le chiusure e nella circoscrizione sono state raccolte un migliaio firme di cittadini che chiedono di tenere aperto il servizio. Le firme sono state consegnate ai rappresentanti sindacali che chiederanno un confronto con i dirigenti locali di Poste e con la Provincia. “Purtroppo Poste sta spostando tutto il proprio core business sulla parte commerciale, quindi la consegna pacchi, tralasciando il servizio pubblico di consegna della corrispondenza, sicuramente meno remunerativo – spiegano Jacopo Spezia e Concetta Inga, della Slc Cgil e Uilposte -. Abbiamo sollecitato la Provincia ad intervenire su questa partita, ma fino ad adesso la giunta ha ignorato le nostre richieste. Evidentemente non ritiene importante preservare un servizio pubblico come invece stanno facendo a Bolzano, dove grazie all’accordo con Poste non ci saranno tagli di sportelli”.

La riduzione del servizio va di pari passo con la riduzione del personale. In dieci anni i dipendenti di Poste in Trentino sono calati di circa mille unità, pari al -27%. Le nuove assunzioni non coprono le uscite dei pensionamenti e in questi mesi si sono registrate anche venti dimissioni volontarie, non legate al pensionamento. “Un fatto inedito e impensabile fino a qualche anno fa, quando arrivare a lavorare in Poste era percepito come un punto di arrivo”, proseguono i sindacalisti.

La riorganizzazione pesa in modo particolare sugli anziani come hanno sottolineato Claudia Loro e Claudio Luchini per Spi Cgil e Uilpensionati. “Lasciare i sobborghi privi di sportelli postali vuol dire costringere gli anziani a rinunciare ad un pezzetto della loro autonomia, almeno per quanti hanno difficoltà a muoversi con l’automobile o con i mezzi pubblici”. Dunque la richiesta alla giunta provinciale di attivare un confronto costruttivo con Poste per arginare il depotenziamento del servizio.

 













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