Treno dell’Avisio, Gilmozzi non chiude la porta
Al convegno sui costi del traffico l’assessore rilancia il collegamento tra Garda e Baviera. Lo studio: muoversi in auto costa 7 centesimi al km, in treno la metà
TRENTO. Qualche soldo nel bilancio provinciale per uno studio di fattibilità è previsto ma si sa come possono andare queste cose, vanno e vengono, a seconda degli anni, e, a volte, anche delle scadenze elettorali. Piuttosto, l’assessore provinciale alle infrastrutture e all’ambiente Mauro Gilmozzi, ieri al Muse, non ha chiuso le porte alla possibilità che prima o poi la ferrovia dell’Avisio, che dal fondovalle risalga le valli di Cembra, Fiemme e Fassa, possa essere realizzata.
È da anni che l’associazione Transdolomites presieduta da Massimo Girardi batte il chiodo. E al Museo della scienza ha organizzato un convegno che allarga il campo di osservazione, invitando esperti e scienziati qualificati: “Il prezzo del traffico: costi sociali, ambientali e sanitari. Verso una nuova politica per i trasporti pubblici alpini”. È all’interno di questo schema che si è mosso Gilmozzi, che già per il fatto di essere intervenuto, e non era scontato, perlomeno c’ha messo la faccia. Pur con tutti i distinguo e i «ma» del caso, il responsabile dell’ambiente e delle infrastrutture qualcosa l’ha detta. E cioè, ad esempio “che il tema vero è quello della mobilità per la quale è necessario un cambio culturale con un passaggio deciso dal mezzo privato a quello pubblico”. Che a dire il vero non è un discorso tanto nuovo ma che forse è meglio ribadire e che sulla scorta del quale, almeno in Trentino, qualche passo avanti è stato pur fatto, anche se insufficiente.
Proseguendo, l’amministratore è entrato un po’ più nel dettaglio. “Il ragionamento sulle infrastrutture – ha detto – va fatto ad ampio raggio”. Ha indicato come “fondamentale” il collegamento ferroviario tra la Baviera (quindi intercettando il flusso che proviene dal nord Europa), e il Garda, tradizionale bacino turistico ma anche quello col Veneto verso Feltre e Belluno”. “Certo – ha proseguito – in quest’ottica i treni sono importanti e interessanti. Ci stiamo lavorando (anche per la ferrovia dell’Avisio è parso di capire, ndr) sempre che si riesca a fare una sintesi intelligente e a innestare collaborazioni tra tutti gli operatori in una prospettiva di medio-lungo termine”.
Il convegno aveva l’obiettivo di dimostrare, dati e analisi alla mano, che il traffico ferroviario è conveniente per numerosi aspetti. Ad esempio, secondo i risultati di ricerche buone per la Svizzera ma che, evidentemente, si ritiene valide anche per il Trentino, il traffico automobilistico è responsabile di circa l’82% della spesa “negativa”, ovvero delle ricadute sanitarie, economiche e sociali causate dall’inquinamento da gas di scarico in termini di rumore, diminuzione della biodiversità, danni alla salute, alle foreste, alla produzione agricola, al suolo, e si potrebbe continuare. Mentre la rete ferroviaria si ferma all’8%. Claus Doll del Fraunhofer Institute for System Innovation Research di Stoccarda, presentando grafici, diagrammi e analisi comparate ha dimostrato che ognuno di noi quando sale in macchina spende 7 centesimi al chilometro mentre se salisse su un treno giusto la metà. “E’ comunque fondamentale, per ottenere risultati in Trentino come in Alto Adige, in Svizzera come in Austria – ha proseguito – che la pianificazione sia coordinata a livello alpino. Non basta la leva economica ma è necessario porsi degli obiettivi strategici”.
L’economista ambientale Andrea Molocchi ha aggiunto: “In Italia i soldi per la mobilità sostenibile ci sono. Basta cercarli, anche se è difficile, legge per legge, dove sono previsti sotto forma di agevolazioni e incentivi fiscali”. (pa.pi.)