Trasporti, in arrivo altri 50 bus 

Linee extraurbane. Il via il 3 novembre con il potenziamento nelle ore di punta. Andreatta esclude l’istituzione di scuolabus per le superiori: «Strada impraticabile, ci sono 24mila studenti, dei quali 17mila provenienti dalle periferie: per un progetto del genere servirebbero 600 mezzi»


Valentina Leone


Trento. La Provincia mette in campo 50 nuovi mezzi per il trasporto extraurbano per evitare problemi sui bus nelle ore di punta. Una prima novità nell’ottica, soprattutto, di poter continuare a garantire la didattica in presenza, visto e considerato il carico massimo consentito dell’80% della capienza.

Piazza Dante, già dopo l’accordo di settembre con il governo, aveva provveduto a stipulare contratti con le imprese private reperendo circa 50 mezzi, tra rinforzo ai servizi di linea extraurbani e ai servizi ferroviari in Valsugana e sulla Trento - Malè. Pur avendo così garantito il limite dell’80%, è rimasto comunque il tema dei passeggeri in piedi e la Provincia, data l’intenzione di non ricorrere alla didattica a distanza, si è ulteriormente mossa, come spiega il mobility manager e dirigente del dipartimento Ambiente, territorio, energia e cooperazione Roberto Andreatta: «Dopo un mese di servizio, abbiamo verificato che i passeggeri in piedi sull’extraurbano erano in numeri tali da poter essere serviti inserendo un’ ulteriore quota di mezzi privati, non più di grandi dimensioni ma anche di piccole dimensioni, ed è stato avviato un percorso, che si concluderà martedì 3 novembre, con l’immissione di 50 ulteriori mezzi al fine di avere sul servizio extraurbano carichi nell'ordine medio del 65%, ossia nelle ore di punta degli studenti non avere utenza in piedi».

Andreatta chiarisce che in linea di massima è stata utilizzata l’intera capacità dei soggetti privati: «Può essere che in singoli territori ci siano imprese con mezzi non impiegati, e comunque in percentuali assolutamente modeste rispetto al contesto complessivo, ma nel prendere atto di eventuali situazioni molto puntuali, che non competono alla Provincia in quanto essa si è rivolta al Consorzio dei noleggiatori come contraente e che poi al suo interno effettua le ripartizioni di servizi aggiuntivi rispetto al contesto, non si deve dimenticare un punto: non si tratta tanto di proteggere l'affidatario attuale, ossia Trentino Trasporti, ma di tenere conto che non possono certo essere "tenuti fermi" i lavoratori del trasporto pubblico rispetto a scelte di affidamento a terzi, che devono avvenire invece nell'ambito di un rapporto equilibrato, e non ipotizzando sovrapposizioni al solo fine di mettere in campo residui mezzi privati».

In questi giorni era stata inoltre avanzata da più parti l’ipotesi “scuolabus” per gli studenti delle superiori, ma il dirigente sul punto è netto: «Non è realizzabile: basti pensare ai numeri, per 24.000 studenti di cui 17.000 provenienti dalla periferia rispetto ai quali servirebbero, anche immaginando che la metà di questi sia servita dai servizi di linea, si parla di circa 600 mezzi, con capacità almeno fino a 20 posti, e naturalmente ulteriori a quelli che le imprese private già impiegano nel trasporto scolastico del ciclo primario e a quelli impegnati nei servizi aggiuntivi».

Sul fronte scolastico Paolo Pendenza, responsabile dei dirigenti scolastici, riconosce che il problema dei trasporti, pur non essendo l’unico tema in campo, rappresenta sicuramente un’urgenza: «La questione è molto seria e io mi auguro che la Provincia trovi soluzioni adeguate. Il punto è che il limite dell’80% non ha comunque evitato ammassamenti e poi sin dall’inizio non si è capito chi avrebbe dovuto controllare. Personalmente non so se risolvere questo problema sia sufficiente per poter proseguire con la didattica in presenza, gli elementi in gioco sono tanti, ma sicuramente ad oggi le famiglie percepiscono la scuola come un luogo sicuro e la richiesta non è di un ritorno alla didattica a distanza ma, semmai, di misure di sicurezza ulteriori».















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