Tra i locali chiusi spunta un bar «social»

Giù le serrande di una pizzeria, un caffè e un negozio di tappeti. Approda un frutta verdura e i «Botesei» cambiano pelle


di Luca Marognoli


TRENTO. La notizia cattiva è che nel giro di pochi mesi hanno chiuso tre locali, la pizzeria GB di via S.Antonio, il bar Casanova a fianco del Poli di largo Medaglie d'oro e il negozio di tappeti Samarcanda, di fronte alla pasticceria Filippi e Gardumi. Quella buona che in via Gorizia ha da poco alzato le serrande un frutta e verdura e la settimana prossima debutterà un nuovo locale al posto dello storico bar dei Botesei.

Numericamente siamo 3-2 per le chiusure, ma il bilancio potrebbe non essere altrettanto negativo. Già, perché il nuovo locale sarà molto più di un bar, o almeno così si propone di essere. The Social Stone, “la pietra sociale”, sarà caffè letterario, centro di aggregazione culturale e linguistica, cineforum, teatro, bottega del gusto tradizionale, corner equo-solidale e di “etnoeccellenze”, spazio libero e di baby-sitting, sala da posa, sede di una streaming tv, punto di ritrovo per coworking e crowfunding (raccolta di fondi per finanziare progetti). In una parola sola: un “community cafè”. Potrebbe contribuire, insomma, a riempire i molti spazi vuoti rimasti in Bolghera, il quartiere “bene” della città ma anche quello con una maggiore concentrazione di anziani.

Un rione che, come gli altri, risente del clima di grande trasformazione, sociale ed economica che viviamo. I negozi di vicinato, schiacciati dalle grandi catene, soffrono, quelli che non ce la fanno chiudono. I consumi delle famiglie sono lo specchio della crisi, e c’è anche chi risparmia sulla pizza. Sita praticamente di fronte alla chiesa parrocchiale, la pizzeria GB è stata un pezzo di storia del quartiere. «Prima la conduceva mio padre, Luigi», racconta la proprietaria Marta Navolta, che vive a Verona. «Poi subentrò nella gestione Sergio Gobbi, deceduto un paio d'anni fa, e in seguito la moglie Giovanna Fiore con il figlio». Il 16 aprile la chiusura, dopo una trentina d'anni di attività. Oggi sulla vetrina campeggia malinconicamente il cartello “vendesi”. «Cediamo tutto, anche la licenza», continua la titolare. «Questa è una zona dove non ci sono attività analoghe, ci abitano molte famiglie e se arriva qualcuno che ci sa fare, può fare ripartire il locale. Le pizzerie le vedo funzionare dappertutto».

In attesa che qualcuno si faccia avanti, il vecchio salone che si intravede dalla vetrina rimane desolatamente vuoto, come quello del bar Casanova, davanti all'uscita dell'ospedale. «Io qui ci sono nato», commenta Mauro Borriello, uno dei tre soci che stanno per lanciare il nuovo “The Social Stone”. «É vero che è un po' “morto” rispetto ad altri quartieri, ma non è colpa della gente. Che ha bisogno di vita. Lo capiamo da tutte le persone che buttano la testa dentro e ci chiedono: “Ma quando aprite?”. C'è una grande aspettativa». Borriello, 55 anni, ha una lunga esperienza nel settore commerciale, avendo lavorato per colossi come Scott (carta), Henkel e 3M (chimica). «Il mio compito sarà di procurare le aziende per organizzare gli eventi e le vetrine di prodotto. Ci saranno delle piccole eccellenze che di solito non hanno molte possibilità di mettersi in luce». Jury Cocuzzi invece, 40 anni, sarà – dice - «l'anima sociale del caffè». Proprio ieri ha lavorato per l'ultimo giorno al Centro anziani di via Belenzani, dove per 5 anni ha svolto il ruolo di coordinatore. «L'abbiamo chiamato The Social Stone perché vuole essere un caffè di comunità, qualcosa di molto reale e concreto», spiega. Tanto che il venerdì mattina sarà dedicato proprio agli anziani. Il terzo socio è Leandro Sabin Paz, 38 anni, videomaker argentino trasferitosi a Trento per amore 9 anni fa: «Questa sarà anche una sala di posa dove fare ritratti di famiglia, trasmissioni tv in streaming e una sit-com ambientata nel bar». Una vera scommessa, che solo la risposta del pubblico dirà se sarà stata vinta. Ma il team è pronto: bariste Annalisa Laratta e Ilenia Zucchelli, sommelier Giacomo Clemente, barman (pluripremiato) Gian Nicola Libardi, anche un attore, Luca Cipriani. «Starò dietro il bancone, ma farò anche l’animatore», dice. «Chi verrà assisterà anche a dei flashmob: improvvisamente qualche personaggio dei nostri si materializzerà dal nulla nella sala». Presto arriverà anche un portale internet “di servizio” (firmato da Luca Cappalonga) che farà incontrare chi cerca casa, lavoro o altro con chi li offre. «Invece della fredda risposta che si riceve via internet, qui ci sarà un contatto personale», dice Borriello. Nel caffè si terranno pomeriggi di conversazione in lingua straniera e spazi di babysitting durante gli eventi serali, per permettere alle coppie con figli piccoli di godersi lo spettacolo. «Sarà un locale aperto a tutti e dove tutti potranno proporsi». La nuova immagine, dal design moderno e lineare, riflette il cambiamento: un bancone bianco in cartongesso e fibra di cemento ha preso il posto delle vecchie botti, che erano marcite. Vi saranno serviti cocktail e aperitivi “molecolari”. Subito dietro però è stato conservato il vecchio bancone, in marmo rosso. Un segno di continuità: in fondo anche i “Botesei” era un community cafè.













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