«Ti regalo il bosco». «No, non lo voglio»: l'incredibile caso di Noriglio
Due fratelli vogliono liberarsi di un bosco vicino alla strada per Serrada, ma la Regione non vuole accollarselo
ROVERETO. In parole povere la questione, che comunque ha fondamento giuridico e conseguenze non indifferenti, potrebbe essere riassunta così: io rinuncio alla mia proprietà di bosco e la cedo gratuitamente alla Regione. Un regalo che però l’ente pubblico rifiuta perché, dice, è troppo facile liberarsi di beni “scomodi” scaricando i costi di costose manutenzioni sulla collettività. E allora che fa la Regione? Dopo un “no grazie” si rivolge alla Corte di Cassazione per chiedere un parere sull’interpretazione dell’articolo 67 dello Statuto d’autonomia. Una decisione assunta dalla giunta regionale che ha deliberato di promuovere ricorso alla Cassazione contro l’ordinanza del tribunale di Rovereto.
Il caso, il primo in regione, è nato dalla decisione di due fratelli di liberarsi di piccole porzioni di bosco a Noriglio a fianco della strada che da Rovereto porta a Serrada. Perché lo hanno fatto? «Perché, visto che a noi non interessano per il taglio della legge e soprattutto per un discorso di sicurezza e manutenzione, è consentito dalla legge cedere a titolo gratuito immobili allo Stato o nel nostro caso alla Regione» risponde uno dei proprietari del bosco.
E quando parla di sicurezza e manutenzione il riferimento è alla responsabilità che attiene al proprietario di un fondo: «Visto che il bosco è stato diviso dalla strada ed è confinante con la strada stessa, non voglio responsabilità nei confronti di terzi: se cade un albero mentre passa una macchina, se si verfica uno smottamento di terreno di chi è la responsabilità, chi paga?»
Così l’uomo, assieme al fratello, ha deciso con atto notarile di abbandonare la proprietà e nello stesso tempo ha chiesto al giudice tavolare di intavolare il diritto di proprietà a favore della Regione. Ma la Regione non ci sta ed ha proposto reclamo accolto dal tribunale di Rovereto. I due fratelli, a questo punto, hanno presentato ricorso vincendolo.
I tentativi di mediazione non hanno avuto esito positivo (né avrebbero potuto averlo...) e alla fine la giunta regionale ha deciso di rivolgersi alla Corte di Cassazione per dirimere la questione. Perché scrive «l’interesse dei ricorrenti di liberarsi dei beni “scomodi” è del tutto privo di rilevanza giuridica ... e l’attribuzione di tali beni al patrimonio della Regione sarebbe effettuata a discapito della collettività dovendo l’amministrazione far fronte a costose manutenzioni di immobili in stato di degrado».
In sostanza, afferma la Regione, l’articolo 67 dello Statuto speciale per il Trentino Alto Adige «attribuisce al patrimo- nio della Regione solo immobili vacanti, vale a dire abbandonati e di cui non si conosca il proprietario, al solo fine di impedirne una libera occupazione da chi non ne possieda il diritto». Gravi, secondo la giunta regionale, le conseguenze di un eventuale precedente...
«Ritenuto quindi opportuno impugnare l’ordinanza anche a seguito delle gravi conseguenze che il passaggio in giudicato la stessa comporterebbe potendo consentire in futuro ad altri proprietari di abbandonare i propri immobili “scomodi” perché essi siano affidati alla Regione». Il timore, dunque, è quello di dover “accettare” tutti gli immobili dei quali chiunque volesse disfarsi. Per questo la giunta regionale chiede, attraverso il ricorso alla Corte di Cassazione, l’interpretazione “autentica” dell’articolo 67 dello Statuto speciale di autonomia perché se un regalo comporta un costo, è duro da accettare...