«Taglio selvaggio» del bosco salasso da 30 mila euro
Sono quasi ottanta le piante eliminate dal vicino di casa che era stato autorizzato solo per due. Il giudice ordina il maxi risarcimento
TRENTO. C’era una volta un bel bosco. Potrebbe iniziare come una storia della buonanotte la vicenda finita davanti al giudice civile che ha coinvolto dei vicini di casa e, appunto, un bosco. Un bosco in parte cancellato da un intervento troppo pesante e per nulla gradito. Il finale? Un conto da poco più di 30 mila euro per chi ha operato il taglio. 30 mila euro che sono comprensivi del risarcimento per i proprietari del fondo (che si sono appoggiati per questa causa all’avvocato Vittorio Cristanelli) ma anche delle spese legali e delle perizie.
La vicenda è ambientata sull’altipiano di Pinè. Al centro c’è una villa contornata da un bosco di conifere e latifoglie. Un bosco con muretti a secco che ha una funzione ornamentale ma che serve anche alla famiglia per tenere lontano dalla vista e dalle orecchie il traffico automobilistico della strada sottostante. Regala alla proprietà, insomma, della privacy. Succede, hanno spiegato al giudice i danneggiati, che ad un certo punto viene data l’autorizzazione al figlio del confinante di tagliare un paio di alberi non di più. Alberi che si trovavano sul confine e che l’uomo avrebbe trasformato in legname. Tutto bene? Assolutamente no perché invece di un paio di alberi, ad essere tagliati alla fine sono stati delle decina tanto che il bosco aveva cambiato radicalmente il suo aspetto. 77 le piante eliminate secondo la parte lesa, alcune con più di cento anni di vita alle spalle. Con un danno patrimoniale e anche non patrimoniale per «una situazione di illegittima e peggiorativa modificazione della proprietà». Ne è nata quindi una causa civile che si è conclusa con la condanna di chi quelle piante è accusato di averle tagliate, ossia il figlio del vicino di casa. In mezzo due perizie per capire quale fosse il danno arrecato, ossia quante piante fosse quelle effettivamente tagliate. 77 le ceppaie che sono state «testimoniate» anche con confronti fotografici (è stato usato anche Google Street wiev) fra il «prima» e il «dopo» ed è stata sentita anche una guardia forestale che avrebbe segnato una quindicina di piante da tagliare.
Un quadro alla fine complicato sul quale ha infine deciso il giudice Barbato. Quantificando il valore di ogni singola piante e arrivando a decidere che il danno provocato dal «taglio selvaggio» ammonta a quasi 26 mila euro (7 mila erano già stati versati come «acconto). Una cifra alla quale vanno aggiunte le spese legali e i costi per le perizie.