la storia

Sull’Adamello il soldato dei ghiacci

Ritrovato cent’anni dopo la Grande Guerra a passo val di Fumo, probabilmente vittima di una caduta in un crepaccio


di Andrea Selva


TRENTO. Cent’anni dopo la Grande Guerra il ghiaccio dell’Adamello ha restituito il corpo di un militare italiano, morto in alta quota durante il conflitto. Il ritrovamento è avvenuto nei giorni scorsi nei pressi del passo val di Fumo, a circa 2.900 metri di quota, dove la valle di Fumo si chiude contro le vette dell’Adamello e comincia l’universo bianco del ghiacciaio più grande d’Italia.

I resti del soldato restituiti dai ghiacci dopo cent'anni

Ecco alcune immagini del ritrovamento dei resti di un militare italiano avvenuto nei giorni scorsi sulla vedretta della val di Fumo (ghiacciaio dell'Adamello). Le immagini sono state diffuse dalla Provincia autonoma di Trento e dalla Compagnia dei Carabinieri di Riva del Garda. Leggi l'articolo

Lassù, sono giornate “torride”: lo zero termico ieri era atteso a circa 5 mila metri, con l’acqua che corre a valle, anche di notte, a riempire il lago di Malga Bissina e a ingrossare il Sarca. È stato Tiziano Temponi, escursionista che conosce molto bene la zona e che ha già partecipato ad altre operazioni di recupero, a notare i resti del militare tra i blocchi chiari e squadrati di granito e ad avvisare la Soprintendenza del ritrovamento, in una zona frequentata in questo periodo da numerosi recuperanti.

Gente che approfitta della ridotta copertura di ghiaccio e neve di queste settimane per cercare reperti risalenti alla Grande Guerra. Uomini che si muovono - piccozza in pugno e ramponi ai piedi - lungo i sentieri della memoria, che non risultano tracciati sulle mappe degli escursionisti, in un ambiente severo che è molto diverso da quello battuto dagli scarponi dei soldati cent’anni fa. Il clima è cambiato e il paesaggio si è modificato di conseguenza.

Dopo la segnalazione di Temponi i resti sono stati recuperati nel giro di poche ore da una squadra di soccorso alpino dei carabinieri di Carisolo, con il coordinamento della Soprintendenza provinciale per i beni culturali che ha avvisato del ritrovamento anche il Commissariato generale per le onoranze ai caduti, che ha sede a Roma, come previsto dalle procedure. Alle operazioni hanno partecipato anche gli esperti del Museo Pejo 1914-1918 che - con l’aiuto delle guide alpine del Trentino - hanno effettuato il prelievo e il trasporto a valle del corpo.

Nel tentativo di ricostruire la storia di questo soldato (e magari dargli un nome) si metteranno al lavoro storici, ma anche biologi che si occuperanno dell’analisi dei tessuti. Da un primo esame è emerso che solo in tempi molto recenti il ghiaccio avrebbe restituito questi resti, parzialmente mummificati. È stata la divisa a confermare la nazionalità italiana del militare in un’area - quella del Monte Fumo - che gli italiani conquistarono nell’aprile del 1916 per fronteggiare gli austriaci appostati sui versanti più orientali dell’Adamello.

Il soldato non portava con sé un grande equipaggiamento, ma non è escluso che altre mani abbiano spogliato quei resti anche delle poche cose rimaste. Ad occhi inesperti si tratta di pochi resti, difficili da interpretare.

Che può essere successo? Con grande probabilità l’uomo è rimasto vittima di una caduta in un crepaccio, negli anni in cui il ghiacciaio dell’Adamello aveva profondità ed estensione impensabili rispetto alla situazione attuale. E lì - sepolto da metri di ghiaccio e neve, in una tomba gelida d’altissima quota - è rimasto fino ai nostri giorni. L’esame della salma ora avrà anche l’obiettivo di capire le modalità del decesso, quindi il soldato troverà la sepoltura che merita.

Furono migliaia - come lui - le vittime della cosiddetta Guerra Bianca che sull’Adamello e soprattutto sull’Ortles raggiunse quote elevatissime, dove il rigore dell’inverno e le insidie della montagna facevano più vittime dei cannoni. Con il ritiro dei ghiacci altre salme sono tornate alla luce negli anni scorsi: sui ghiacci della valle di Pejo, del Presena e della Marmolada. E altri ritrovamenti con grande probabilità si verificheranno anche nei prossimi anni, favoriti dal ritiro dei ghiacci.

 













Scuola & Ricerca

In primo piano