Sul bus, imbottigliati tra le auto
L’esperimento sul campo. Una mattina a bordo dei mezzi pubblici in città: il ritardo si accumula a mano a mano che si attraversa la città Il pendolare: «Mi capita di perdere la coincidenza con il treno». Alessia: «A Spini siamo dimenticati». E la nuova app per molti è complicata
Trento. Alessio Sartori lavora a “Cassa centrale banca” ed è il classico pendolare. Arriva a Trento da Verona, ogni giorno. Prende un autobus, il 17, per raggiungere l’ufficio che si trova a nord di Trento, all’altezza di Lamar. «All’andata va tutto bene, anche perché arrivo alla stazione e bene o male un autobus lo trovo – dice – ma il problema è il ritorno. Capita spesso che l’autobus faccia venti minuti di ritardo». Succede così di perdere la coincidenza con il treno: «Per fortuna ce n’è uno ogni ora, quindi in qualche modo mi arrangio».
Gli autobus non volano
Però il problema dei ritardi è un argomento che torna spesso, parlando con i pendolari, sui vari autobus di Trento città. Su molte linee i cinque minuti sono fisiologici. Nei momenti di maggiore traffico, il ritardo si accumula. «È vero, ci sono corse che fanno sempre ritardo in particolari momenti della giornata – spiega un autista che chiede di restare anonimo –. C’è anche chi se la prende con noi. Io di solito rispondo: “Mi dispiace signori, ma i nostri autobus ancora non volano”». In altre parole: se si rimane imbottigliati nel traffico, c’è ben poco da fare. Più o meno, è anche la posizione ufficiale di Trentino Trasporti, come riportavamo sul giornale di ieri, in riferimento a un’interrogazione in consiglio comunale. Non c’è una soluzione a breve, se non si risolvono i principali nodi viabilistici che penalizzano il trasporto urbano.
Continui ritardi
Così, chi viaggia spesso programma le proprie giornate prevedendo i ritardi. Per esempio, una signora ci dice che la mattina prende il 7 e consulta gli orari sapendo già di dover aggiungere 10 minuti di ritardo. La linea più problematica è però la 8, che attraversa la città da Centochiavi a Mattarello. Saliamo sull’autobus a metà mattina: alla stazione di piazza Dante ha già tre minuti di ritardo. Diventano sei al ponte dei Cavalleggeri. Non è l’ora di punta e non c’è troppo traffico su viale Verona: così il ritardo si assesta sui cinque minuti. Ma non saranno più recuperati fino al capolinea, in piazza Perini a Mattarello. Attendiamo l’ora di pranzo per il ritorno e le cose vanno peggio. Raggiungiamo Trento nord, all’altezza del Bren Center, nove minuti dopo l’orario previsto. Sembrano già troppi, ma secondo le rilevazioni di Trentino Trasporti siamo stati fortunati. Lo scorso novembre, l’8 ha accumulato in media 20 minuti di ritardo. Per prevenire i ritardi, gli orari potrebbero essere consultati in tempo reale con l’app “Muoversi in Trentino”. Alle fermate degli autobus però sembra che in pochi la conoscano. Fra chi la usa c’è chi si lamenta – anche nelle recensioni online – perché l’interfaccia è troppo complicata e in generale il funzionamento è macchinoso.
Gli altri problemi
I continui ritardi non sono l’unico problema che si scopre parlando con i “viaggiatori urbani”. Per esempio, c’è chi dice di abitare in una zona troppo poco servita. «A Spini di Gardolo ci sentiamo dimenticati – dice Alessia Arfauni –. Il sabato devo tornare a piedi dal lavoro, perché non ci sono più autobus». Katarzyna Bejm vive a Gardolo e raggiunge Trento con il 3. «L’autobus è una bella comodità, soprattutto per chi non ha l’auto. Però c’è un problema. Ormai ci sono troppi ragazzi maleducati: fanno confusione, si muovono in gruppo. Qualcuno si ferma davanti alle porte e ne impedisce l’apertura. Peggiorano la qualità del viaggio». Anna Ciobanu ha una bambina che non ha ancora due anni: «Muoversi con una carrozzina è ancora più difficile. Negli autobus nuovi ce ne starebbero tre, ma ci sono autisti che non ti lasciano salire se ce ne sono già due. Succede spesso di aspettare un autobus che arriva in ritardo e di non poter salire perché i posti sono già occupati».