«Statuto, Regione motore di un futuro comune»
Rossi: «Trasporti, energia, ambiente, europa. Abbiamo una sfida culturale» Sui tempi: «Il consiglio regionale dovrà raccordare i lavori di Trento e Bolzano»
TRENTO. Ugo Rossi è convinto: la riforma dello Statuto si può portare a casa entro la legislatura: «La sfida è innanzitutto una sfida culturale. Dobbiamo affrontare un nuovo ruolo della Regione e recuperare una dimensione popolare dell’autonomia».
Presidente Rossi, sabato a Bolzano si insedia la Convenzione di Bolzano, a Trento deve ancora essere varata la Consulta. Partire separati non è stato un errore?
Il nostro Statuto prevede che la proposta di riforma passi dalle due Province, che è quindi necessario facciano ciascuna un lavoro di approfondimento, per poi arrivare ad una proposta unitaria attraverso la Regione. In questo quadro io e il presidente Kompatscher abbiamo costruito un accordo per arrivare alla riforma dello Statuto.
Si arriverà, a una proposta unitaria?
È necessario che i lavori di Consulta e Convenzione siano seguiti da subito dal consiglio regionale, per questo porteremo in aula una mozione che impegna l’Ufficio di presidenza a raccordarsi con i due organismi sull’andamento dei lavori, per evitare che qualcuno si spinga troppo avanti e si rischi di fare un lavoro che poi non è condiviso.
Il senatore Palermo ha fatto un appello ai cittadini perché partecipino a questo processo. Lei sente questo interesse nella società?
Ricordo che a settembre, per la festa dell’Euregio ad Hall in Tirol, i treni erano pieni, soprattutto di cittadini trentini. Io penso che vada recuperata una dimensione popolare dell’autonomia e in questo a volte mi sento un po’ solo. I partiti hanno un ruolo importante, il rilancio e la riforma dell’autonomia dovrebbero essere un tema dei prossimi congressi. Consulta e Commissione dovranno garantire la massima partecipazione e la politica dovrà saper ascoltare le istanze della società che verranno espresse su come la nostra autonomia si vede tra vent’anni. Ma va ricordato che non si tratta di commissioni costituenti. Spetterà poi alla politica trovare le sintesi virtuose.
Considerato che la Svp non ha voluto neanche un percorso regionale per la riforma, questa sintesi su cosa potrà essere trovata?
Dobbiamo lavorare sulle cose che uniscono, riconoscendo ciascuno le difficoltà dell’altro. Nel caso di Bolzano i temi della proporzionale e le istanze all’autodeterminazione, che vanno ricondotte sul binario dell’autonomia invece che del separatismo. E a Bolzano devono capire che l’assetto regionale è importante per Trento.
La Regione è stata svuotata di competenze. Come dovrebbe uscire secondo lei dalla riforma?
Il tema va affrontato con prudenza, ma alla Regione va dato un ruolo propositivo. Oggi c’è una convenienza reciproca a farlo, ad esercitare l’autonomia in una dimensione più ampia di quella delle due Province, su temi importanti in cui ci si co-obbliga non a decidere insieme, ma a confrontarsi prima di decidere: trasporti, energia, Europa, sanità, tutela dell’ambiente, macroregione alpina. La Regione può essere il motore di un futuro comune, questa è la sfida culturale che dobbiamo saper affrontare. Ma la riforma dovrà anche occuparsi di come favorire la partecipazione dei cittadini al processo legislativo.
Tempi. Boato sostiene che se saranno troppo lunghi si rischia il flop. È d’accordo?
È vero che cambiare lo Statuto ha molto a che fare con il nostro potere contrattuale che nel prossimo parlamento calerà. Ma abbiamo tre anni di tempo e ci sono processi che andranno avanti al di là della riforma dello statuto. Penso al «memorandum» che lo scorso maggio abbiamo sottoposto al premier Renzi per il rafforzamento delle nostre competenze: dalla giustizia agli appalti, dall’urbanistica all’ordinamento finanziario, all’orso, e poi l’ambiente. Su questo terreno è in atto un confronto serio con il governo.
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