Statuto, Egidi «bacchetta» Bassi
L'ex rettore: processo mal gestito. Il ricordo di Kessler e della sua «idea geniale»
TRENTO. Il Trentino del futuro deve ripartire dalle intuizioni di Bruno Kessler, sempre attento al territorio, ma al tempo stesso aperto al mondo. E' stato questo il messaggio lanciato ieri mattina durante il convegno, organizzato da Fbk che ha ricordato la lungimiranza con cui Kessler nel 1962, riuscì a far nascere a Trento l'Istituto trentino di cultura, che poi diede vita all'Università di Trento. In prima fila, emozionata, c'era la moglie Cecilia assieme a due figlie dell'ex presidente della Provincia (scomparso ormai 21 anni fa) e ad alcuni nipoti.
In sala moltissimi volti noti, sia dell'Ateneo trentino che della società civile che, infine, dell'economia segno che l'università e la sua storia sono un patrimonio trasversale a tutto il Trentino. C'erano il presidente della Cooperazione Diego Schelfi e quello degli artigiani Roberto De Laurentis, passando per Giorgio Grigolli ed Ivo Tarolli. Segno tangibile che Bruno Kessler rappresenta davvero molto per la storia del Trentino. E lo ha detto chiaro, nel suo intervento, il presidente della Provincia, Lorenzo Dellai. «Kessler, come Degasperi o Nino Andreatta, è stato un grande e più passa il tempo, più il ricordo diventa intenso, così come la consapevolezza del ruolo che ha avuto».
Per Dellai due sono state le fondamentali intuizioni del senatore: aver fondato l'Università di Trento, ma anche aver dato vita ai Comprensori. E nel solco di queste intuizioni vanno lette le attuali strategie della Provincia. «La delega in materia di Università - ha detto Dellai - è il compimento dell'intuizione di Kessler». Non solo. «Le Comunità di valle (sulle quali i cittadini dovranno esprimersi il 29 aprile, data fissata per il referendum abrogativo voluto dalla Lega Nord, ndr) - ha proseguito il governatore - sono la prosecuzione del lavoro iniziato da Kessler con i Comprensori, con l'obiettivo di avere un Trentino policentrico».
Poi il presidente è intervenuto sulle polemiche relative allo Statuto e alla richiesta di autonomia da parte del mondo accademico. «Questa è una banalità - ha detto - in quanto l'autonomia dell'Università c'è sempre stata e ci sarà. Tra il territorio e l'ateneo c'è un rapporto speciale e direi che è il momento di finirla con le discussioni inutili e pensare a lavorare sull'Università». Un appello ripreso in parte da Massimo Egidi, ex rettore dell'ateneo trentino e attualmente presidente della Fondazione Bruno Kessler. «E' giusto che l'Università reclami la sua autonomia, ma questa significa soprattutto responsabilità nei confronti del territorio, per farlo crescere e sviluppare. Il processo di scrittura dello Statuto, a mio avviso, non è stato gestito al meglio: si è creata una competizione tra Provincia e Università che non ci deve essere. Ora è necessario mettere da parte le polemiche e ripartire».
Ripartire, appunto, senza però dimenticare la lezione di Bruno Kessler che, come ha ricordato l'onorevole Virginio Rognoni, si è sempre adoperato per l'autonomia della sua Università. L'ex ministro ha poi ricordato in modo affettuoso la figura di Bruno Kessler. «Il Trentino - ha detto - era la sua abitazione. Era ossessionato dal senso di comunità e lui, infatti, era uomo della sua gente, delle sue valli. Parlava coi valligiani così come parlava con gli intellettuali. Non era mai intimidito e questa era la sua forza. A Roma, invece, era un uomo un po' spaesato: forse quel vestito gli stava un po' stretto poiché era così legato alla sua terra. Penso - ha affermato Rognoni con un pizzico d'amarezza - che Bruno (morto a Trento il 19 marzo 1991, ndr) avrebbe vissuto questi ultimi anni con grande rabbia e indignazione. Ma mentre noi l'abbiamo subita, lui, forse, questa indignazione l'avrebbe organizzata». «Se non ci fosse stato Kessler - ha concluso Rognoni - il Trentino oggi sarebbe diverso». Sicuramente più povero.