Spiaggia degli Ulivi: il simbolo dell’élite diventa una pizzeria

Il locale ha riaperto ieri i battenti con una novità inattesa Con il restauro, doveva essere il simbolo dell’eleganza


di Sergio Molinari


RIVA. Quando nei primi anni Trenta del secolo scorso, al rivano più illustre del tempo, l'architetto Giancarlo Maroni, i maggiorenti della città chiesero di progettare sulla sponda del lago, a due passi dalla stazione del trenino, quella che sarebbe stata ribattezzata la Spiaggia degli Olivi, tre furono sostanzialmente le richieste (da soddisfare) affidate al geniale fraterno amico di D'Annunzio. Il nuovo edificio avrebbe dovuto diventare un polo pubblico balneare (allora del tutto inesistente), un punto di aggregazione e ristoro della “Riva bene” (in pratica la borghesia commerciale che si stava affermando) e, in più, un fascinoso ritrovo dei ricchi turisti dell'epoca (richiamati dal cosiddetto Kurort).

Ottant'anni dopo, quando la Spiaggia degli Olivi è rinata dopo una lunga decadenza culminata nella chiusura, di queste tre funzioni non ne era rimasta in piedi – come esigenza pressante della città - nemmeno una. Né quella di luogo dei bagni (indirizzati ormai nello splendido lungolago verso Torbole); né quella di aggregazione dell'élite cittadina (dispersa – ammesso che esistesse ancora – in mille altre opportunità di svago), nè quella, infine, di palcoscenico per ospiti di rango (ormai sostituiti o da comitive alla buona, oppure da turisti sportivi più interessati al territorio che alle strutture di classe).

Mancando la tradizionale clientela che aveva fatto la fortuna della Spiaggia degli Olivi nella sua prima metà di vita – e tolta via, per scelta, quella della seconda metà: vale a dire l'utenza discotecara, formidabile ai tempi del Tiffany, ma via via in disarmo – era abbastanza chiaro che la rinascita del locale, finanziariamente parlando, diventasse una delicata scommessa: a prescindere dai gestori, scelti (con bando e gara) dalla Lido spa di Tanas, braccio operativo del Comune (proprietario) nell'operazione – elegante e costosa – di restauro e rilancio dell'immobile maroniano. Chi avrebbe frequentato, con costanza abitudinaria, un bel contenitore con la pretesa d'essere insieme bar, ristorante, semi-night e sede di eventi collegati ad altre strutture pubbliche cittadine (Palacongressi in primis)?

Spentasi la curiosità dei primi mesi, e il conseguente viavai di gente, il giocattolone Spiaggia degli Olivi, ha cominciato a dar segni di stanchezza. Tant'è che nelle recenti festività (Natale e Capodanno), il locale s'è fatto notare – clamorosamente – per le sue porte chiuse...Fine di un sogno?

E' presto per dirlo. Anche perché, proprio ieri sera, la Spiaggia degli Olivi (con gestione variata nell'assetto societario e rinnovata per direzione della cucina) è tornata in azione. Con la più classica delle “correzioni” che hanno distinto, negli ultimi decenni, le trasformazioni dei locali pubblici rivani. Sissignori, anche nel tempio chic del turismo rivano, s'è affacciata la pizza!

Il forno a legna s'affianca alla ristorazione e a tutto il resto. Non è una debacle, ma un segno dei tempi. Certo: la crisi economica riduce i margini di manovra, e le velleità, sul fronte della clientela che può spendere e spandere; ma anche Riva non è più quella di una volta. Decenni di turismo mordi e fuggi, di tour operator ad alta concorrenzialità, di offerte stracciate, ne hanno fatto una località come tante. Accattivante, ma non certo esclusiva.

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