Sosat contro SatLa guerra dei cori trentini
Il presidente della sezione operaia: "Prima lo scippo dei canti, poi la storia cambiata: ora basta"
TRENTO. Ieri scippati dei canti, oggi “derubati” della propria storia. Il coro della Sosat torna all’attacco dell’acerrimo rivale. Accusando i cugini della Sat di continuare a proporre, urbi et orbi, una ricostruzione storica mistificata. Una sorta di “furto” di identità, cosa seria quando si parla di gloriose tradizioni e di radici della coralità popolare trentina.
E’ il segno di un’eterna rivalità che, anche nel nuovo millennio, non accenna ad affievolirsi. Anzi, per dirla con Elio Fox, è caduto il muro di Berlino, ma non quello che divide i cori di Sat e Sosat.
Siamo a Palazzo Bortolazzi, quartier generale Sosat, in una sala tappezzata di poster, targhe premio, immagini di ieri e di oggi. Francesco Benedetti, presidente del coro della “Sezione operaia”, sventola l’annuncio del concerto “Trento incontra L’Aquila”, che la Sat terrà sabato all’auditorium. Inforca gli occhiali e legge le note di presentazione dei satini: “Il coro è nato ufficialmente a Trento il 25 maggio 1926, per iniziativa dei fratelli Enrico, Mario, Silvio e Aldo Pedrotti e di alcuni amici, con la denominazione di “Coro della Sosat” che conservò fino al 1932, quando assunse quella di “Coro della Sat”».
Per Benedetti è tutto sbagliato. Primo: il coro della Sosat nacque nel 1926 e fu cambiato di nome (con l’amputazione del prefisso “so”, inviso ai gerarchi) nel 1938 per il concerto al cospetto di Mussolini ed Hitler, a Roma. «Ma per la gente - dice - quelli erano sempre i cantori della Sosat e anche nel 1941, sulla rivista Il Trentino, apparve un articolo di Luigi Pigarelli, armonizzatore di enorme parte dei canti popolari (tra cui la Montanara), in cui si citava esplicitamente il coro della Sosat, composto da giovani operai ed artigiani».
Secondo: «Il coro della Sosat fu fondato dai fratelli Mario ed Enrico Pedrotti assieme a Riccardo Urbani e Tullio Antoniutti. Non dai quattro fratelli Pedrotti, per evidenti questioni anagrafiche, visto che nel 1926 due di loro avevano i pantaloni corti».
Terzo: il coro della Sat ebbe origine nel 1945. «Finita la guerra, il sindaco Gigino Battisti convocò tutti i rappresentanti delle associazioni soppresse o commissariate dal regime. Il coro della Sosat era stato già riformato da alcuni cantori, molti dei quali giovani, che si trovavano di nascosto a casa di Nino Peterlongo o a Maso Sembenotti. Nel dicembre, sempre del 1945, i quattro fratelli Pedrotti costituirono il coro della Sat. Fu questo l’atto di nascita, non nel 1926». Una nascita, per Benedetti, viziata da un peccato originale: «Anzichè entrare nel coro Sosat, già operativo, ne fondarono un altro. Chiamarono i vecchi coristi reduci dalla guerra e molti aderirono, in nome dell’antica amicizia».
Prima la bega per i diritti dei canti, oggi sulla storia. Perché gettare nuova benzina sul fuoco? «Tante volte abbiamo taciuto, pro bono pacis. Ma adesso siamo stufi. Ho un raccoglitore pieno delle nostre lettere di protesta, inviate ai giornalisti di tutta Italia. Vogliamo che la nostra storia sia rispettata».
Niente più mani tese. «Anni fa, per il 100º congresso Sat, proponemmo un concerto assieme, ma ci risposero di no. Abbiamo sempre ricevuto schiaffi. Ci provò l’allora sindaco Dellai a far da paciere, poi il presidente Zobele. Nessuno ci è riuscito».
E la Sat? Mauro Pedrotti, nipote d’arte e direttore del coro, ha poche parole: «Per far la pace bisogna essere in guerra e noi non lo siamo con nessuno. Lavoriamo per diffondere il canto popolare. Il resto non ci interessa».