Sorpresa al ristorante il piatto vuoto si paga
Incredulità di un cliente in una nota trattoria roveretana alla lettura del conto Per dividere un dolce ha dovuto sborsare 30 centesimi in più per la stoviglia
ROVERETO. In un concorso di mimo, nella categoria “stupore”, il viso del nostro lettore vincerebbe il primo premo a mani basse. Anzi, sarebbe candidato anche agli Oscar del Cinema. Ma la sua meraviglia non era artificiale, da attore consumato, quando ha riletto lo scontrino che gli aveva appena rilasciato l'oste della nota trattoria roveretana, dove era stato ospite poco prima in compagnia di una persona. Il nostro è stato colpito dalla voce “piatto vuoto”. Voi direte, e allora? La cameriera appunta nel computer del ristorante ogni servizio effettuato al tavolo del cliente. Ma – incredibile, ma vero – quel “piatto vuoto” ha un costo: trenta centesimi. Zero virgola trenta euro. Quasi seicento delle nostre vecchie lire. Colpa della crisi? Chissà. Anni addietro raccontammo la storia di quel cliente al quale era stata fatta pagare la brocca di “acqua del sindaco”. I tempi cambiano, serviva un aggiornamento ed ecco la novità: il piatto vuoto. Forse il nostro lettore si sarà stropicciato gli occhi e avrà pensato: «Qui sono finito su “Scherzi a parte” e non mi hanno ancora avvisato», forse si sarà detto vittima di un banale equivoco. Ma quando ha provato a fare chiarezza, rivolgendosi ai titolari della nota trattoria, il nostro ha capito che quella voce sul conto aveva una ragion d'essere. Non ha fatto scene isteriche, non ha gridato allo scandalo. Ha incassato la risposta dell'oste, lo ha ringraziato, ma ha depennato il nome del locale dalla sua lista di preferenze. E ha deciso di raccontare la vicenda allo sportello del Codacons (tutelato dallo studio dell'avvocato Gloria Canestrini). Non per chiedere un risarcimento, spiega Sofia Delaiti dello studio legale, una diffida o altro: solo per condividere la novità, tutta roveretana.
«Siamo ai limiti dell'assurdo»: si presenta così il nostro allo sportello del Codacons. E spiega sul tavolo un semplice scontrino fiscale. Nome della trattoria ben in vista sul frontespizio, diverse voci accodate e conto finale. Una cenetta per due con piatti della tradizione trentina, la specialità del locale. Dal primo al caffè. Tutto per due, tranne il dolce. Una porzione da dividere in due. La cameriera appunta l'ordine nel computer. E arriva al tavolo dopo un paio di minuti con il dolce e un piatto vuoto. Quello più indigesto, sul conto finale.
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