Solidarietà internazionale la rivolta delle associazioni
In 300 a rischio per il patto di stabilità. Autoconvocata una riunione per venerdì «Vogliamo far capire che siamo autonomi». L’assessora Ferrari in difficoltà
TRENTO. Le associazioni di solidarietà internazionale, nella morsa del patto di stabilità, lanciano un segnale di allarme alla Provincia. Per venerdì hanno autoconvocato una riunione informale presso il Centro per la formazione alla solidarietà internazionale, in cui fare il punto della situazione. L'intero settore rischia il tracollo: nel 2015 lo stanziamento della giunta provinciale è stato di 3,9 milioni di euro, quasi la metà rispetto agli oltre 7 milioni dell'anno precedente. Pagati alcuni arretrati urgenti, sono rimasti in cassa meno di 600 mila euro: insufficienti per bandire altri bandi. Gli arretrati che vantano le associazioni ammontano a 11 milioni. E se non aumenteranno le finanze a disposizione - dicono gli addetti ai lavori - ci vorranno almeno 3 anni per pagarli.
Le associazioni si sono indebitate, pagano mutui, le garanzie sono state firmate da singole persone che rischiano i propri beni. Il malessere è forte: c'è chi accusa l'assessora Sara Ferrari di prestare poca attenzione al settore, chi ricorda le 5 inchieste giudiziarie aperte (4 dalla Corte dei Conti e una dalla Procura della Repubblica).
La riunione informale è partita dall'iniziativa di Paulo Lima, dell'associazione Jangada, membro del direttivo (in qualità di rappresentante delle associazioni) del Centro di formazione alla solidarietà internazionale. «In passato - dice - c'erano sia il Forum permanente delle associazioni che l'Assemblea, due strumenti creati dalla Provincia per incontrarsi. L'assessorato ha inviato una lettera spiegando le difficoltà, chiedendo pazienza e annunciando un'assemblea per i primi di ottobre. L'anno scorso aveva fatto 9 incontri nelle valli e un'assemblea: quest'anno, con una nuova legge nazionale e la nuova agenzia, vuole aggiornare le linee guida e stabilire delle priorità in questa fase di ristrutturazione. Noi riteniamo che la cooperazione debba diventare prioritaria, più che mai ora che si assiste alle ondate migratorie. Speriamo che Rossi, che è in Brasile, abbia capito quanto è importante avere un rapporto non solo unilaterale con gli altri Paesi, anche nell'ambito della conoscenza. Le associazioni vogliono far capire di essere autonome e questo è un segnale molto positivo: cercano vie alternative, confrontandosi fra di loro. C'è una convenzione con le Rurali per aiutare le microimprese che vale per il settore privato e artigianale. Vogliamo capire se c'è la possibilità di estenderla al nostro settore».
Fabio Pipinato, presidente di Ipsia del Trentino, sottolinea la particolarità del momento: «C'è molto smarrimento e il fatto che arrivino altre popolazioni sottolinea che il Trentino ha fatto non bene ma benissimo a fare cooperazione internazionale, affinché le si potesse aiutare dove vivono e operano. Gli stanziamenti ridotti? Una cosa molto preoccupante: molte realtà associative non hanno i fondi per andare avanti e ce ne sono più di 300. Alcune si sono impegnate con le banche... L'assessore dice che ci sono limiti dettati dal patto di stabilità. Ma se qualche progetto non va a buon fine, la stragrande maggioranza sono ottimi, piccoli e vicini alle comunità, gestiti da missionari trentini. Le realtà che hanno dimostrato di lavorare bene non possono essere penalizzate».(l.m.)