Società provinciali: 1,8 milioni di euro per pagare i manager
Cifra in leggero aumento rispetto all’anno scorso. Zeni (Pd) e la Uil concordi: «Apt da diminuire»
TRENTO. Non è tanto l’ammontare dei compensi percepiti dagli amministratori delle società pubbliche, ad impressionare, quanto il loro numero.
Numero che secondo il capogruppo provinciale del Pd, Luca Zeni, andrebbe ridimensionato, approfittando della proposta nazionale, di ridurre i consigli di amministrazione a tre componenti. «Basterebbe una delibera di giunta - dice- per snellire quelle società, e ce ne sono ancora tante, che hanno strutture farraginose. Basta la volontà politica». Quella stessa che, secondo Zeni, spesso manca, quando si tratta di affidare un incarico dirigenziale di responsabilità. «La legge che abbiamo fatto approvare nel 2010, secondo la quale la nomina di un dirigente in Provincia, deve rispondere a requisiti di funzionalità e deve avvenire sulla base delle candidature presentate, non sempre viene rispettata. Esiste una responsabilità politica da parte di chi sceglie il dirigente, spesso sulla base di un rapporto fiduciario, sostenuto ad esempio da una linea politica comune. Mentre magari ci sono competenze migliori e persone più giovani che potrebbero ricoprire quell’incarico. La ratio della legge del 2010 consiste proprio nella valorizzazione delle risorse umane che abbiamo nell’amministrazione e in generale in Trentino».
Secondo il capogruppo del partito democratico, la legge andrebbe estesa anche alla nomina dei dirigenti delle società partecipate e in generale, servirebbe che il processo di razionalizzazione coinvolgesse anche queste ultime. «C’è un’ulteriore stortura - commenta Zeni - che non emerge dalla lettura dei compensi ai dirigenti - e riguarda il fenomeno delle società partecipate inserite a loro volta in altre. Mi risulta ad esempio che Trentino Sviluppo partecipi in altre quaranta società. Il processo di razionalizzazione iniziato dalla Provincia dovrebbe coinvolgere anche le partecipate».
Un richiamo alla sobrietà arriva anche dalla segreteria della Uil. «Cosa produce questo apparato che si sovrappone a quello istituzionale? Al netto di una finanza pubblica trentina sempre più in affanno è difficile capire, ad esempio, perché la Trentino Trasporti sia ancora divisa in due società. O perché vi siano tante finanziarie e banche pubbliche. Siamo un territorio piccolo, con un’economia produttiva reale, piuttosto scarsa. Non sono, in parte, anche queste rendite di posizione che non possiamo più permetterci da tempo? ».
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