Slot machine, la grande beffa dei divieti

La giunta, dopo due anni, non ha ancora rese esecutive le norme per le distanze delle macchinette dagli obiettivi sensibili



ROVERETO. La segnalazione è arrivata da un lettore “scandalizzato”: in una tabaccheria del centro storico la settimana scorsa sono state installate due macchinette videopoker. Ma il Comune non aveva deciso all’unanimità di impedirne l’attivazione a meno di 300 metri da scuole, ospedali, impianti sportivi e luoghi di ritrovo in genere? Entrambe le cose sono vere e per quanto strano possa sembrare, non sono incompatibili tra loro. Perché il 25 gennaio 2012 il consiglio comunale aveva approvato le linee guida per il regolamento che mette ordine nel gioco d’azzardo legale a Rovereto. Primi in Trentino, si disse allora, e proprio per questo la gestazione era stata lunga e laboriosa: si trattava di costruire un sistema razionale e ragionevole, in grado di reggere alle inevitabili resistenze, anche legali, dei gestori di impianti. E di farlo agendo contro l’interesse del più potente degli avversari: lo Stato italiano. Che dal gioco d’azzardo incassa qualcosa come 88 miliardi all’anno. Anche se poi si rifà una apparenza di verginità con le campagne contro la ludopatia. Quindi il regolamento doveva essere inattaccabile, e stenderne la bozza aveva richiesto mesi, ci si doleva allora. A quel punto però il più era fatto.

Sono passati più di due anni da quale voto. Tanto che in città la convinzione comune è che il regolamento sia ormai operativo da tempo. E questo spiega lo stupore per l’arrivo delle due slot in pieno centro, dove tra scuole, biblioteca, oratori eccetera con la regola dei 300 metri di distanza dai luoghi sensibili non c’è alcuna possibilità di trovare un angolo “libero”.

«Ho chiesto l’autorizzazione e ce l’ho qua - risponde sereno il gestore della tabaccheria - ci mancherebbe. E che sia tutto perfettamente in regola me lo conferma anche il fatto che le due macchinette sono state installate mercoledì è già giovedì mattina ho avuto un controllo da parte della Guardia di Finanza. Hanno trovato tutto in regola, quindi non ho nemmeno il dubbio di poter avere sbagliato qualcosa».

Sullo specifico poi, la sua posizione è assolutamente ragionevole: «E’ una attività lecita che va esercitata rispettando precise prescrizioni. I minori non possono giocare. Quindi che ci siano o meno scuole nei dintorni, cosa cambia? Vendo anche sigarette ed anche per quelle è la stessa cosa». E si potrebbe aggiungere, che poco cambia anche per i molti bar che vendono vini e superalcolici. Il punto, si diceva due anni fa, è l’esempio, l’educazione. Nessuno può impedire a un maggiorenne di rovinarsi la vita come crede, ma forse si può evitare che i giovanissimi trovino normale la convivenza col gioco d’azzardo.

Ma allora cosa manca perché il regolamento diventi effettivo? La riposta è un conchiuso di giunta. Spetta alla giunta rendere effettivo il regolamento, recependo le linee guida approvate dal consiglio comunale e facendone un regolamento a tutti gli effetti. Ad oggi questo passaggio non è ancora stato compiuto. E visto che due anni sono un tempo che va oltre ogni ragionevole ritardo per la complessità della materia, la cosa che pare più probabile è che l’argomento sia uscito dall’agenda dell’amministrazione Miorandi. Accantonato per motivi ignoti o addirittura dimenticato. Da primo comune che doveva essere ad adottarlo, Rovereto si trova ad essere ora in netto ritardo rispetto a gran parte delle amministrazioni confinanti. Dalla città molte slot sono sparite - entrambe le sale giochi hanno chiuso - ma per ragioni economiche, non certo per l’azione della giunta. Si è liberata una quota del mercato. E chiunque è libero di farsi avanti per conquistarla. (l.m)

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