Si fa dare 35 mila euro dal prete, macedone nei guai per truffa

Lo straniero avrebbe raggirato don Fiorenzo Chiasera, ex parroco del Santissimo, dicendogli che aveva bisogno di soldi per comprare una casa e un bar. Svuotato anche il conto della Chiesa


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Quel giovane grande e grosso gli metteva paura e soggezione, specie quando alzava la voce. Per questo gli consegnava soldi ogni volta che quello glieli chiedeva. Prima con la scusa di comprare casa in Montenegro, suo paese d’origine, poi per aprire un bar a Trento, poi per mettere in piedi un’impresa di depurazioni in Germania. In questo modo un giovane montenegrino di 24 anni, Deniz Redjep, sarebbe riuscito a farsi consegnare dall’ex parroco del Santissimo don Fiorenzo Chiasera 35 mila euro. Il sacerdote per accontentare le continue richieste di denaro del giovane aveva prima svuotato il suo conto corrente e poi quello della parrocchia. Tanto che nel 2012 le offerte raccolte in parrocchia risultano essere pari a 27 mila euro contro i 56 mila dell’anno prima. Un calo anomalo. Ad accorgersi che qualcosa non andava è stato il vicario generale della Diocesi, monsignor Lauro Tisi, che ha visto don Fiorenzo in uno stato di prostrazione e depressione crescenti. E’ stato proprio monsignor Tisi a presentare denuncia alla polizia. Poi, la Curia ha tolto a don Chiasera la responsabilità della parrocchia del Santissimo proprio perché il sacerdote era molto provato. Adesso la Procura ha chiuso l’inchiesta a e ha inviato al macedone, che è difeso dall’avvocato Nicola Canestrini, l’avviso di conclusioni delle indagini e si appresta a chiederne il rinvio a giudizio per truffa.

La storia è iniziata nel 2011 ed è andata avanti per quasi due anni. Don Chiasera, che ha 73 anni ed è una persona mite, fragile e molto timida, aveva conosciuto il macedone quando questi abitava con sua madre nella residenza dei padri Dehoniani di Villazzano. In un primo momento, il sacerdote dava al giovane somme non elevate, 50 o 100 euro. Ma questo non avrebbe fatto altro che alimentare l’avidità del macedone che ha iniziato a pretendere somme molto più consistenti. Ha iniziato con una richiesta di un prestito di 15 mila euro per comprare casa in Macedonia. Don Chiasera ha prelevato la somma dal suo conto corrente e l’ha consegnata a rate al giovane macedone, prima 6 mila euro, poi 3 mila euro per tre volte. Ma il giovane non ha mai mostrato alcun documento che provasse l’acquisto della casa. Da qui l’accusa di truffa. La Procura ipotizza che il macedone abbia approfittato della bontà e della fragilità di don Chiasera ingannandolo e impaurendolo. Anzi, poco tempo dopo il macedone ha chiesto al sacerdote altri 12 mila euro per acquistare la quota di una società che avrebbe dovuto gestire un bar a Trento. Don Fiorenzo, però, aveva completamente svuotato il suo conto in banca, così ha preso i soldi dal conto della parrocchia. Però, il giovane macedone dopo qualche tempo gli disse di averli persi a causa di un litigio con i suoi soci. Il parroco, però, non abbandonò il ragazzo. Anzi, si preoccupò per lui e per il suo futuro. Così continuò a prestargli soldi nella convinzione che il giovane si sarebbe presto messo sulla giusta via. Poi le richieste si sono moltiplicate. Il parroco, però, si è rifiutato di presentare denuncia. La difesa sostiene che il giovane ha ottenuto solo 8 mila euro per l’acquisto della casa e si è impegnato a restituirne 12 mila.

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