rovereto

«Sei stata adottata». A processo

Psichiatra accusata di aver rivelato a una ragazza in terapia l’identità dei genitori naturali



ROVERETO. Nel 2001, quando arrivò in Italia da un brefotrofio della Romania assieme al fratellino, la bambina aveva 5 anni e una famiglia disastrata alle spalle. Venne affidata a una famiglia della nostra zona, e lì crebbe fino a quando non manifestò dei comportamenti “strani”: mentiva in maniera seriale, rubacchiava dalle tasche dei genitori, usava talvolta un linguaggio scurrile. I genitori adottivi vengono messi da parte, accusati di una serie di maltrattamenti nei suoi confronti, e la bimba, che ormai è una ragazzina di 14 anni, viene affidata per due anni a una casa famiglia e per altri due anni a una casa comunità del Basso Trentino. Nel 2012 accade che la ragazzina apre un account di posta elettronica con il proprio nome originario, quello romeno. Il fratello se ne accorge e avvisa i genitori, che chiedono spiegazioni dato che la vicenda dell’adozione era stata mantenuta riservata.

La ragazza, che sta seguendo un percorso terapeutico con la psichiatra dell’Azienda sanitaria, rivela durante una seduta il proprio disagio nel non saper giustificare ai genitori adottivi la consapevolezza dei propri natali autentici. E così a dottoressa, nel tentativo di allentare la pressione dei genitori sulla ragazza, le dice «A loro di pure che te l’ho detto io». Fatto spiegabile, anche perché la psichiatra ha in mano una delle copie del fascicolo che descrive l’intera storia della ragazza. Un’altra copia, ad esempio, viene custodita nella stanza dei genitori adottivi. Sta di fatto che la ragazza spiega ai genitori adottivi di aver appreso la verità dalla psichiatra e ripete la stessa versione anche con le assistenti sociali e le educatrici che la seguono nel percorso terapeutico.

Se fosse stato un genitore, o persino un estraneo, a rivelare alla ragazza l’identità dei genitori naturali, sarebbe solo una scelta educativa, più o meno condivisibile. Trattandosi invece di un pubblico ufficiale - tale è la psichiatra dell’Azienda sanitaria - rappresenta un reato penale. Così la dottoressa viene denunciata da mamma e papà adottivi. Ieri in tribunale si è svolta la prima udienza, in cui hanno deposto il padre adottivo, un’educatrice e un’assistente sociale. Ma il caso è molto intricato e delicato, e molti altri testimoni verranno chiamati a dare la propria versione dei fatti. La prossima udienza è mstata fissata dal giudice Michele Cuccaro per il 21 maggio. (gi.l.)

 













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