Se il «bambinello» è terreno di scontro politico  

Dalla lettera di Bisesti ai presidi, alla rappresentazione delle Natività come di profughi in mare


di Sandra Mattei


TRENTO. Mai come quest’anno i presepi sono diventati oggetto di dibattito ( e scontro) politico. Tutto è nato dalla lettera del neo assessore all’istruzione Mirko Bisesti che invita i dirigenti delle scuole ad allestire i presepi (nonché ad affiggere nelle aule i l crocefisso), perché «simboli della nostra millenaria storia cristiana».

A niente sono servite le riflessioni e le critiche dei dirigenti scolastici che hanno espresso, primo tra tutti il presidente trentino dei dirigenti scolastici Paolo Pendenza, preside del Degasperi di Borgo, che ha ricordato forte e chiaro che la scuola è un’istituzione formativa laica. «Non sentivamo la necessità di questo appello. La scuola, presepe sì o no, continuerebbe esattamente nello stesso modo, con un lavoro educativo che prevede, all’interno dei programmi, in particolare quelli di letteratura, opere come la Divina Commedia, i Promessi Sposi e altre opere di grande valore intrise di pensiero cristiano e cattolico. Ma la nostra cultura non è solo riconducibile al cristianesimo, perché le nostre radici affondano anche nel Rinascimento e nell’Illuminismo».

Bisesti ha tirato dritto con la sua idea, che del resto è in perfetta linea con il Salvini - pensiero, come gran parte dei provvedimenti spot che la giunta ha adottato da quando si è insediata (vedi il trasferimento dei venti richiedenti asilo pakistani, per i quali era già stato avviato un programma di accoglienza con il vitto pagato dal Comune e con i tagli all’accoglienza dei profughi). Il vicepremier ha infatti dichiarato di recente che «chi tiene Gesù fuori dalle classi non è un educatore».

E sfugge la logica di chi vuole affermare nei luoghi dove si educano i nostri figli i valori cristiani, continuando ad individuare come il principale problema degli italiani la presenza degli immigrati, puntando sull’ignoranza e le paure di chi arriva «a rubarci il lavoro», quando i numeri parlano chiaro. Scrive padre Alex Zanotelli nel suo ultimo saggio “Prima che gridino le pietre”: «Se si guarda all’Italia è vero che abbiamo avuto molti sbarchi ma il numero di rifugiati ogni mille abitanti è molto più basso che in altri Paesi d’Europa: 2,4 rifugiati ogni 1000 abitanti secondo i dati dell’Unhcr, tutto sommato pochi rispetto ai 23 rifugiati ogni 1000 della Svezia, gli 11 ogni 1000 della Norvegia, ma anche la Germania ne ospita di più (8,1 ogni 1000) e la Francia (4,6 ogni 1000)». Eppure l’accanimento della Lega che vuole smantellare il programma d’accoglienza dei richiedenti asilo, annullando le lezioni di italiano ed il supporto psicologico, ci sembra francamente molto poco cristiano.

E, tornando al presepe, il nuovo razzismo contraddice quello che la nascita di Cristo rappresenta: una coppia di migranti, rifiutati da tutti e costretti a far nascere il proprio figlio in una grotta. Ora, per ribadire chi erano Giuseppe e Maria, due esuli in fuga, è dell’altro ieri la notizia di un presepe che ha voluto proprio ribadire quella che è la narrazione evangelica. Davanti alla chiesa del Santissimo a Trento è stato allestito un presepe che rappresenta la Natività su una zattera, con Gesù Bambino nato in mare, come da anni succede sui barconi di fortuna alle donne che fuggono da fame e sfruttamento dei loro Paesi d’origine.

«Vogliamo richiamare l’attenzione sulle persone che in questo momento offrono. Vogliamo lanciare un messaggio religioso, non politico», ha dichiarato il parroco don Giuseppe Mihelcic, confermando quali sono i valori cristiani, con i quali i leghisti si riempiono la bocca. manco a dirlo, da parte dei social, c’è chi si è affrettato a commentare che un presepe antitradizionale di quel tipo a casa sua non trova spazio (vedi Devi Moranduzzo, consigliere della Lega)

Così il presepe diventa terreno di strumentalizzazione politica, interpretato a proprio piacere. Pensiamo all’allestimento dell’anno scorso in piazza Duomo, con statue lignee ad altezza naturale, in abbigliamento tipico “tirolese” con grembiule blu e loden: un presepe in versione autonomista, era stato definito. E l’assessore alle attività economiche Stanchina non aveva nascosto che le statue scolpite dagli “Amici del presepe di Tesero” erano una sua idea: «Una versione trentina della Natività». Per papa Francesco, per concludere, il presepe invece dovrebbe essere simbolo di solidarietà: «Contemplando il Dio Bambino che sprigiona luce nell’umiltà del presepe, possiamo diventare anche noi testimoni di umiltà, tenerezza e bontà”.















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