«Scuola, il pilastro più importante attorno a cui ruota tutto il resto»
TRENTO. È un cognome pesante quello da portarsi tra le mura della Provincia, un cognome che fa parte della storia delle istituzioni del Trentino. E forse proprio per questo Elena Albertini ha...
TRENTO. È un cognome pesante quello da portarsi tra le mura della Provincia, un cognome che fa parte della storia delle istituzioni del Trentino. E forse proprio per questo Elena Albertini ha aspettato così tanto prima di cedere al richiamo del Dna e presentarsi ad una competizione elettorale. Il papà, Remo Albertini, è stato uno dei personaggi di spicco della Dc del Dopoguerra, presidente della Provincia nel 1952 fra le altre (tante) cose. Fu lui a portare Fortunato Depero a decorare quella sala che ancora oggi rappresenta un autentico gioiello del palazzo di piazza Dante. A tanti anni da quella stagione politica, così diversa da quella attuale, è la figlia Elena a presentarsi ad un elettorato chiedendo il consenso per sedersi tra quei banchi che aveva frequentato il padre. C’è una forte emozione per l’avventura che questo aspetto di “figlia d’arte” non fa altro che acuire.
Questa è la sua prima candidatura, cosa l’ha spinta a mettersi in gioco?
È stata una decisione molto meditata, mi creda, perché fare politica oggi implica molte responsabilità. D’altra parte sono cresciuta a pane e politica e forse era quasi inevitabile che quell’ispirazione sfociasse in un impegno diretto.
Dalla sua esperienza, però, avrà anche imparato che la politica può far soffrire.
Sì, la politica sa essere anche cattiva e mio padre lo ha provato direttamente sulla sua pelle. Però lui diceva sempre anche che l’impegno deve servire per dare speranza. Ecco, io lo faccio per questo, per far ritrovare la speranza, in un momento in cui molta gente è delusa dalla politica.
Perché con Progetto Trentino?
Perché sono tra i fondatori, perché si ispira a Degasperi, perché è un movimento popolare, autonomista, europeista.
Lei ritiene che Fugatti sia la persona giusta al posto giusto?
La nostra esperienza nasce da un progetto di coalizione, da un programma puntuale e condiviso. In un secondo momento si individuano le persone che possono portare avanti quel programma. E’ evidente che in Trentino serve un cambiamento, anche in una logica di alternanza di potere. E’ giusto aprire a realtà nuove e a volti nuovi. Noi ci siamo presentati come moderati e stiamo nella coalizione con pari dignità rispetto agli altri.
Quali sono i temi che lei vorrebbe seguire più da vicino?
Senz’altro quelli della cultura e della scuola. Sono convinta che la scuola sia il pilastro su cui basare tutto quanto. È la fonte della nostra educazione e l’autonomia che la Provincia gode in questo settore dovrebbe essere sfruttata appieno nel sostenerne la centralità. Bisogna puntare su una maggiore autonomia, tutelare e sostenere le scuole periferiche, istituire una figura di mediazione tra la politica e la scuola.
Potremmo assistere dunque al ritorno di un Albertini in Provincia?
Solo al pensiero mi tremano le gambe. Quando entro in Sala Depero, davanti a quell’opera d’arte, mi assale l’emozione: lì c’è la storia della mia famiglia. Non sarò mai all’altezza di mio padre, ma sono disposta ad impegnarmi su valori importanti che mi sono rimasti nel sangue e che mio padre mi ha trasmesso. E a metterci la faccia.