Scuola, battaglia al via Rossi: «Basta con i no»
Il presidente: «Non cambio l’impianto, la riforma migliora la qualità». Apre su reclutamento prof, omofobia, settimana corta. Stop sui precari abilitati
TRENTO. Chiamata diretta dei docenti, ambiti, alternanza scuola-lavoro, valutazione dei prof, settimana corta. La battaglia sulla riforma della scuola è cominciata ieri, mentre la campanella suonava per l’ultima volta prima delle vacanze estive. In consiglio provinciale la relazione del presidente della Provincia (e assessore all’istruzione) Ugo Rossi ha aperto la discussione generale.
Muro di emendamenti. Per arrivare all’approvazione del disegno di legge ci sono da scalare 13.424 emendamenti, un record assoluto. Battaglia campale avevano annunciato le minoranze quando la maggioranza approvò la mozione anti-omofobia. E battaglia sarà, par di capire. I capigruppo sono convocati questa mattina per decidere l’orario dei lavori d’aula, che da stasera dovrebbero allungarsi fino a mezzanotte per proseguire da giovedì anche in notturna. La maggioranza, questa volta compatta, è decisa a portare a casa una riforma che nelle linee essenziali recepisce la «Buona Scuola» di Renzi, ma che vorrebbe andare anche oltre, a partire dalle stabilizzazioni dei precari che un emendamento del governatore anticipa in parte dal prossimo settembre (un centinaio di docenti e circa 100 bidelli).
Rossi: riforma necessaria. «Il Trentino ha una scuola di ottima qualità ma deve tendere ai migliori standard europei», ha insistito Rossi. E questo, per il presidente, passa anche da nuove regole sul reclutamento dei docenti e dalla loro valutazione, due dei punti più contestati della legge. «La logica dei no paralizza il Paese», avverte Rossi rispondendo ai critici, «in piazza a protestare erano 800, ma gli insegnanti trentini sono 7500». Il governatore ieri ha indicato le sfide: i “nuovi” trentini, visto che gli alunni di origine straniera sono il 20% del totale; il sostegno agli studenti con bisogni educativi speciali, le competenze linguistiche, l’alternanza scuola-lavoro «per mettere gli studenti in presa diretta con il mondo del lavoro», l’educazione alla cittadinanza, la settimana su 5 giorni per aprire la scuola oltre le tradizionali lezioni del mattino.
Reclutamento. Sindacati e minoranze chiedono l’abolizione della chiamata diretta da parte dei dirigenti e dei nuovi ambiti territoriali (a cui i docenti saranno assegnati, al posto delle attuali cattedre). Ma per Rossi l’autonomia scolastica deve esprimersi anche attraverso un reclutamento «che avvicini le competenze del singolo insegnante al progetto formativo dell’istituto»: «Titoli e abilitazioni hanno spesso appiattito la qualità. Abbiamo lavorato per evitare la discrezionalità del dirigente, i criteri e le competenze richieste saranno dichiarati a monte e previsti dal piano formativo approvato dal collegio docenti».
Ambiti. La legge nazionale prevede un unico ambito provinciale, la riforma trentina ha invece previsto sub-ambiti, diversi per scuola primaria e secondaria. Ma i sindacati chiedono che si introduca una mobilità non oltre i 20 chilometri.
Valutazione. «Non si tratta di penalizzare chi non si adatta al volere del dirigente, ma di premiare chi dà qualcosa di più in termini di tempo e impegno», spiega il governatore. A questo scopo la giunta ha istituito un fondo per il merito, valore 2 milioni di euro. Ma il “come” valutare gli insegnanti è un altro nodo critico: il ddl prevede che la valutazione non dipenda dai risultati della classe (ma dalla loro evoluzione) e sia integrata dal giudizio degli studenti con un formulario anonimo.
Gli spazi di trattativa. Se da un lato ne difende l’impianto, Rossi sa che per portare a casa la legge dovrà concedere qualcosa alle minoranze. La trattativa comincerà nelle prossime ore (ieri non erano ancora disponibili tutti gli emendamenti), ma ci sono alcuni possibili temi di confronto: qualcosa si potrà fare per specificare meglio termini e vincoli della chiamata diretta, piuttosto che sui tempi di avvio della settimana corta (che suscita timori), a proposito della quale Rossi ha detto che «non è un mantra ma un’occasione». Infine i percorsi anti-omofobia: le minoranze chiedono che vengano coinvolte le famiglie e c’è chi (come Borga e Cia) vuole che siano un’opzione facoltativa. «Tutto ciò che serve a chiarire meglio ciò che si farà è utile - media Rossi - se si tratta di convocare le famiglie e spiegare i moduli elaborati da Iprase e Università, non ci sono problemi». Il governatore chiude invece all’immissione in ruolo dei precari abilitati, tema caro alla consigliera Bottamedi: «Il principio che nella scuola si entra per concorso è fondamentale. Abbiamo fatto e faremo centinaia di stabilizzazioni ma la scuola trentina sta dentro un sistema di mobilità nazionale, introdurre un reclutamento diverso creerebbe una disparità evidente. Il governo impugnerebbe la norma».