Scontro a colpi di firme per il pesce fritto in centro

Una decina di vicini si lamenta per l’odore e il Comune impone lo stop. Ma i titolari: «Sessanta clienti sono dalla nostra parte: torneremo a cucinarlo»


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. E’ la “guerra” del pesce fritto. I vicini si lamentano per l’odore e raccolgo undici firme per dire stop; i clienti della pescheria, orfani della frittura, passano alla carica e una sessantina firmano per sollecitare l’amministrazione comunale a ritirare la diffida che impedisce di cucinare il pesce fritto. Succede in largo Nazario Sauro e protagonista, suo malgrado, è la pescheria Ferrante. Da quando ha aperto tra le sue specialità annoverava la frittura, ma dal maggio dello scorso anno non si trova più nella lista dei prodotti. Perché? Perché l’odore da fastidio ai vicini che hanno chiesto (e ottenuto) lo spegnimento della friggitrice. «Premesso che avevamo le autorizzazioni per cucinare il pesce fritto, per mantenere la quiete con i vicini facevamo la frittura solo il martedì in modo che l’odore si confondesse con quello del mercato dove si cucinano pollo e patatine fritte. Ma - afferma la titolare Lucrezia Ferrante - non è bastato. E allora, mi chiedo, perché non si usa lo stesso metodo anche per gli altri? Perché, visto che non c’è una legge che stabilire il grado di tollerabilità degli odori, il Comune se l’è presa con noi dicendo che l’odore reca molestie quando con la Pasina non è intervenuto da subito?»

E dopo che dal Comune è arrivata la diffida alla frittura di pesce («il sindaco ci ha detto che in alternativa potevamo cucinare il pesce al forno...») i vicini sono tornati ancora alla carica con una denuncia, il 4 ottobre scorso, alla Procura. «Dicevano che non rispettavamo il provvedimento, ma era falso tanto che dopo un sopralluogo del servizio sanitario di igiene pubblica è stato verbalizzato che era tutto a norma non essendo stato rilevato alcun odore di pesce fritto. E con chi ci ha denunciato ci riserviamo di proporre un’azione legale per calunnia» aggiunge Lucrezia Ferrante.

Firme e contro firme, denunce e diffide... la “guerra” del pesce fritto non sembra finire qui: «In un periodo di crisi non poter cucinare il pesce rappresenta una perdita consistente per noi. Cerchiamo di difenderci lo stesso, ma non possiamo ancora continuare ad andare avanti. E’ una situazione assurda, ma riprenderemo a fare la frittura quanto prima, magari in un altro negozio sempre in largo Nazario Sauro» conclude la titolare della pescheria.

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