Santa Chiara, il pronto soccorso non ce la fa più
Pochi medici, accessi in aumento e proteste per l’attesa: i pazienti meno gravi rinunciano alle cure e tornano a casa
TRENTO. Il pronto soccorso dell’ospedale di Trento rischia di scoppiare: sempre più accessi, difficoltà nel mantenere gli organici e tempi di attesa che possono arrivare a dieci ore di attesa, come è successo anche nei giorni scorsi.
Sono tanti così i pazienti che - di fronte ad attese così lunghe - si arrendono e abbandonano il reparto. Il dato è contenuto nell’ultimo bilancio di missione dell’azienda sanitaria - approvato ieri dalla giunta provinciale - secondo cui la sanità trentina ha un problema di “abbandoni”: il 4,76% dei pazienti del pronto soccorso rinunciano alle cure.
Ma da una lettura dei numeri emerge chiaramente la strategia del pronto soccorso: i codici rossi vengono presi in carico immediatamente e per i codici gialli l’attesa è piuttosto breve (inferiore alla media delle altre regioni). I tempi di attesa quindi vengono sopportati dai codici verdi e soprattutto bianchi che - questo è l’appello dell’azienda sanitaria - dovrebbero chiedere assistenza altrove, medici di base in primis.
Codici bianchi e verdi da soli, nel 2018, rappresentavano circa l’83 per cento dei casi. Gli accessi negli ultimi tre anni sono stati in aumento: erano 215 mila nel 2016, sono stati 221 mila nel 2017 e secondo le proiezioni a fine 2018 potrebbero essere 224 mila. E il ticket introdotto per i codici bianchi (ma anche per l’assistenza specialistica ai codici verdi) non ha diminuito l’afflusso dei pazienti, complici anche le numerose esenzioni previste per varie motivazioni. L’altro problema è che il Santa Chiara sopporta da solo circa il 43 per cento degli accessi provinciali nei reparti di pronto soccorso.
La situazione dell’emergenza-urgenza viene considerata una criticità dall’azienda, soprattutto sul fronte degli organici. Ma la scarsità di medici sul mercato del lavoro (un problema che riguarda anche la medicina di urgenza) ha fatto sì che alcuni concorsi organizzati dall’azienda sanitaria siano andati deserti negli ultimi tempi.