Sanità e tagli, primari infuriati
La giunta provinciale blocca le sostituzioni del personale: «Ci saranno situazioni impossibili da affrontare»
TRENTO. Su cinque assenze (a vario titolo) solo una sarà sostituita: ecco la ricetta amara che la giunta provinciale ha preparato per la Sanità trentina a partire dal 2015. Un parametro più severo rispetto a quello adottato finora, di circa due sostituzioni ogni cinque assenze, ma per rendere più sopportabile la pillola l’assessora Donata Borgonovo Re annuncia la possibilità di deroghe, da valutare situazione per situazione, in modo da garantire i servizi sanitari. L’indirizzo sarà inserito nella Finanziaria provinciale, ma troverà applicazione con delibere successive nel corso del 2015.
Ma in attesa delle delibere arrivano subito le reazioni dei medici ospedalieri (è negli ospedali infatti che i tagli avranno gli effetti più pesanti) che preannunciano scenari difficili. Enzo Galligioni, primario di oncologia al Santa Chiara e rappresentante dei primari, ribalta la situazione: «Vuole dire che 8 su 10 non saranno sostituiti. Pensiamo solo che abbiamo cinque primari pronti per la pensione: ci arrangiamo con uno solo?». Il problema - sostiene Galligioni - è che gli organici sono già all’osso e andare oltre significa che bisogna ridurre i reparti o comunque i servizi agli utenti. Per non parlare delle ripercussioni sulla qualità: «Se questi tagli si concentrano sui singoli reparti allora si presenteranno situazioni davvero impossibili. Parlo per il mio reparto: quest’anno abbiamo avuto tre o quattro gravidanze, siamo già al limite, non è pensabile non avere sostituzioni. Bisognerà invece ragionare a livello di intera azienda, ma allora devono venire a dirci come vogliono riorganizzare la Sanità. E invece capita che notizie del genere ci piovano sulla testa senza alcun genere di confronto, proprio come è avvenuto con la notizia del taglio del 40 per cento sulle retribuzioni di risultato». Se gli chiedono se all’ospedale Santa Chiara dal punto di vista del personale ci sono riserve a cui attingere Galligioni è molto chiaro: «Qui c’è pianto e stridor di denti. Siamo al limite. Sotto certi limiti possiamo riorganizzare finché vogliamo ma ad un certo punto bisogna arrivare alla riduzione delle attività».
L’ex primario Marco Ioppi (ora in corsa per l’ordine dei medici) è esplicito: «Così affossano la Sanità trentina. Oggi (ieri, ndr) ho partecipato a un convegno di medici a Sanzeno dove c’era grande preoccupazione. Di più: frustrazione e indignazione. Finora il servizio sanitario ospedaliero si è basato sulla buona volontà e sul senso di responsabilità dei medici che si sobbarcano la responsabilità di lavorare in strutture non conformi, con turni massacranti, insostenibili. Penso che da parte dell’assesora ci sia un problema di conoscenza “non perfetta” di come si lavora in ospedale, altrimenti siamo in malafede ma non voglio pensare a questo».
E da parte dei sindacati - che hanno ricevuto la notizia l’altro giorno - sale un nuovo allarme: «Queste misure sono più severe rispetto a quelle nazionali» spiega Pier Achille Dalledonne (Cisl). «Ci si prensenta una situazione impossibile, con gravissime difficoltà soprattutto per il personale che lavora su tre turni. Devono smetterla di concentrare i tagli sul personale, ma pensare anche alle consulenze o agli appalti perché gli organici sono al limite. E non riguarda solo la sanità, ma anche gli altri dipendenti pubblici di Provincia ed enti locali che devono fare i conti - ancora - con il blocco dei contratti».
Secondo una stima dell’azienda sanitaria saranno 100-120 le posizioni lavorative vacanti nel corso del 2015 (su circa 7.500 dipendenti dell’azienda sanitaria) E altrettante saranno quelle che si presenteranno nel 2017, mentre la cifra dovrebbe diventare più consistente l’anno successivo. Di queste solo un quinto (come annunciato dall’assessora Borgonovo Re) saranno sostituite? Questo è il principio che sarà inserito nella legge Finanziaria, ma nell’applicazione della norma (che avverrà tramite delibere successive nel corso del 2015) ci sarà spazio per le deroghe che l’assessora ha annunciato, per garantire la funzionalità dei servizi sanitari. Insomma bisognerà discutere se una maternità, un’altra aspettativa o un pensionamento potranno trovare sostituzione o se ci saranno risorse (di personale) alternative per farvi fronte.
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