Rumo, 16 borse di studio ma solo per maschi

I beneficiari, oltre ad essere studenti meritevoli, devono dimostrare di essere discendenti della famiglia di Emilia Bertolla dell’omonima Fondazione scolastica


di Giacomo Eccher


RUMO. È passato quasi un secolo da quando Emilia Bertolla ha istituito le borse di studio della fondazione che porta il suo nome. Sarà per questo che i finanziamenti possono andare solo a rampolli della sua famiglia. Maschi, s’intende. L’assegnazione viene fatta anche quest’anno e domani (entro le 18) è l’ultimo giorno per presentare le domande.

La Fondazione scolastica “legato Emilia Bertolla”, presieduta dal sindaco pro tempore di Rumo, ha sede amministrativa a Cles, in via Ruatti 21, nello studio del commercialista Giulio Zanoni, e per l'anno scolastico 2012 – 2013 mette in palio 16 borse di studio da un minimo di 1.500 euro (per frequenza di scuole medie superiori nella zona di residenza ) a 6.000 per chi segue corsi universitari fuori sede. Ma, appunto, i destinatari devono dimostrare di essere discendenti maschi, anche se in linea femminile, del ramo familiare del padre della fondatrice, Alessandro Antonio Bertolla nato nel 1782 e coniugato con Elisabetta Zorzi, entrambi di Rumo. Tra gli altri requisiti ci sono la frequenza con assiduità ai corsi (se sono obbligatori per il tipo di studi), voto di condotta pari o superiore al 9, un buon profitto scolastico: 70/100 per le superiori (ma i voti di condotta e religione non fanno media); 24/30 di media degli esami del piano studi dell'anno di riferimento per gli universitari e almeno 99/110 il voto di laurea o di dottorato o master.

I benefici potranno essere confermati anche negli anni successivi del percorso di studi presentando la relativa documentazione alla Fondazione entro il 31 luglio di ogni anno.

Una storia che sembra d'altri tempi, che arriva da lontano e che continua a produrre i suoi effetti per la famiglia della fondatrice, Emilia Benvenuta Bertolla, nata il dicembre 1837 a Mocenigo di Rumo, allora facente parte dell’Impero austro-ungarico. Tredicesima di 15 figli, Emilia Benvenuta è rimasta nubile e probabilmente rimase in famiglia.

Come riporta la storia della Fondazione, Emilia aveva seguito il padre o qualche fratello nell’emigrazione nelle cosiddette Province italiane, prima forse a Venezia, da ultimo certamente a Guastalla dove è deceduta il 23 febbraio 1926, a 89 anni. Era “donna benestante”, tanto da permettersi la compagnia di una donna di servizio.

A Mocenigo, dove erano rimasti parte dei suoi fratelli e parenti, ritornava specialmente d’estate. Il testamento lo ha scritto di suo pugno il 20 giugno 1920. Nel ricordo di chi le volle bene, stabilì di lasciare due immobili a Venezia (un negozio ora in parte occupato da un bar) in piazza S.Marco, un magazzino di scarso valore in Calle Dell’Ogio 3131, sestriere Castello e una cospicua somma dei suoi risparmi, per creare il fondo di dotazione di una Fondazione scolastica, o “Pio Legato”, come si diceva allora. «Essa aveva come fine quello di erogare in perpetuo borse di studio annuali ai discendenti dei suoi fratelli e sorelle, promuovendo così la loro istruzione culturale e formazione professionale, dai livelli più bassi a quelli più alti. Auspicava quindi per loro un lavoro qualificato e conforme alla loro indole ed ai loro sogni. Probabilmente intendeva evitare che anch’essi dovessero prendere le strade dell’emigrazione per necessità» - spiegano alla Fondazione.













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