Ruba la katana in coltelleria la fa roteare in aria e scappa
Il furto sotto gli occhi delle commesse nel negozio di via San Marco Il titolare: «Siamo in centro dal 1850. Ora pensiamo seriamente di andarcene»
TRENTO. Allarme per lo spaccio di droga che si allarga. Nel mirino i negozi etnici, «spesso base logistica dello spaccio» e i Money Transfer, «utilizzati anche per togliersi in fretta di dosso i soldi provenienti dall’attività illecita e per fare delle telefonate non rintracciabili. Non per nulla lo spaccio in Piazza Leonardo Da Vinci è arrivato dopo l’apertura di un Money Transfer». È questo il contesto nel quale si muove lo spaccio in Santa Maria e strade limitrofe, descritto mercoledì sera in occasione dell’assemblea pubblica organizzata dall’Associazione Rinascita Torre Vanga che ha visto la partecipazione di residenti di altre zone del Centro Storico: «Lo spaccio si sta espandendo a macchia d’olio e quando in occasione dell’inaugurazione della piazza, affermammo che in Santa Maria perdeva o vinceva la città, purtroppo avevamo ragione e Trento è stata persa».
Stefano Borgognoni, socio fondatore dell’associazione, non risparmia nessuno: «All’assessore Stanchina, se avesse accettato il nostro invito, avremmo chiesto dove sono tutti quegli eventi promessi per animare la piazza. Siamo di fronte ad una colpa grave sia di chi amministra Trento dimostrando di non essere in grado di farlo, ma anche del questore e del Commissario del governo che danno considerazione pari a zero alle nostre richieste». Le contromosse. Approvato all’unanimità un sit-in con volantinaggio o davanti alla Questura oppure davanti al Commissariato del hoverno. Chiusura di ogni tipo di dialogo con l’amministrazione comunale con la disponibilità di aprire alle forze politiche alternative per capire quale possa essere il loro programma per restituire ai cittadini il “quadrilatero del degrado”, ma anche gran parte del Centro Storico. Infine la decisione di muovere in maniera coordinata i Comitati di Quartiere per fare in modo di ottenere gli interventi necessari. «In campagna elettorale il sindaco ci ha incontrato ed ha firmato un contratto impegnandosi su più punti: tutti disattesi. Non lo cercheremo più, se lo farà valuteremo la risposta». L’impressione di Franco Dapor presidente dell’Associazione: «Dai fatti emerge la volontà di tollerare che alcune vie del centro siano teatro di azioni criminali, per contenere il fenomeno. Del resto il questore lo ha pubblicamente affermato che le risorse sono concentrate sull’attività all’ingrosso e non sul dettaglio dello spaccio. Poi c’è un problema di Polizia Municipale priva dell’autorizzazione ad intervenire». Dalle 18 uscite di “presenza civile” è emerso un dato preciso: «Per contrastare lo spaccio bisogna disturbarne gli affari. Non servono teatrini come quelli dell’altro giorno con controlli a tappeto ogni due anni, ma un’azione quotidiana: si è fatto attecchire il tumore ora serve una terapia d’urto».
Borgognoni ha reso pubbliche le minacce ricevute con un messaggio postato nel suo profilo Facebook da uno spacciatore condannato per questo reato, ma latitante: «Ha avuto la faccia tosta di scrivermi per dirmi che avrei dovuto cancellare un filmato con oggetto lo spaccio. Mi ha detto che la mia foto l’aveva data a tutte le bande che agiscono in zona e che prima o poi mi sarei ritrovato circondato in quel vicolo che percorro sempre e che mi avrebbero fatto capire molte cose. Ha concluso consigliandomi di stare attento alla moto che parcheggio regolarmente in un garage».
(d.p.)