Rsa, l’esercito dei consiglieri pensionati
Sono una decina i presidenti, una ventina i membri dei Cda. Ma con la Legge Madia perderanno le loro indennità
TRENTO. Una decina di presidenti, almeno una ventina di consiglieri di amministrazione e vari vicepresidenti di case di riposo del Trentino ricoprono le loro cariche pur essendo in pensione. Percepiscono, dunque, un'indennità (molto bassa, va detto, nel caso dei consiglieri di amministrazione: si parla di circa 50 euro lordi al mese. Più consistente per i vicepresidenti: sui 4.500 euro) che nel caso dei presidenti si trasforma in un vero e proprio stipendio.
Si pensi al caso del presidente della casa di riposo di Mezzolombardo, Gaetano Tait: lui percepisce 23.879 euro lordi l'anno eppure la sua posizione oggi viaggia sul ciglio dell'incompatibilità. E con lui c'è tutto il grosso (sono 3 su 5) del suo Cda: il vicepresidente Ezio Zanoni, infatti, è in pensione da 20 anni (da quando aveva 49 anni e percepisce 4.775 euro lordi l'anno) e il consigliere Giorgio Franzoi da 4 anni è anche presidente del Circolo pensionati di Mezzolombardo.
Come loro sono in questa situazione anche i presidenti di Lavis Renato Brugnara, quello dell'Apsp di Mezzocorona Umberto Lechthaler, quello di Pinzolo Giorgio Marchiori Cuccati (al quale però va dato atto di aver percepito, nello scorso anno, solo il rimborso spese per un totale di 803 euro in un anno). Poi ci sono il presidente della Giacomo Cis di Ledro, Guido Trentini (che ha percepito 8.508 euro l'anno scorso) e probabilmente quello della S. Lorenzo e S. Maria della Misericordia Mario Dalsasso (per lui il totale annuo supera i 22 mila euro). Ma la lista è molto, molto più lunga.
Ebbene tutti loro, in forza della Legge Madia (la 104 del 2014 trascritta nella Gazzetta Ufficiale il 14 febbraio 2015) divenuta legge a tutti gli effetti il 4 agosto scorso dovranno scegliere se proseguire (ma solo per un anno) il loro incarico a titolo gratuito o se lasciare il ruolo. La legge, infatti, prevede che “al fine di assicurare il ricambio ed il ringiovanimento del personale pubblico” un lavoratore in pensione non può assumere incarichi nelle società pubbliche o controllate dalla pubblica amministrazione a meno che non vengano eseguite a titolo gratuito. La questione è esplosa negli scorsi giorni quando nel Cda della Rai sono stati nominati anche Carlo Freccero, Guelfo Guelfi, Giancarlo Mazzuca e Arturo Diaconale, i quali (sicuramente i primi due) sono in pensione.
«Per fare un dispetto al Pd sono pronto anche a fare il consigliere di amministrazione della Rai gratis, fosse solo per un anno», aveva risposto Freccero ai giornalisti che gli avevano chiesto se avrebbe accettato l'incarico. Noi abbiamo provato a chiederlo a uno dei presidenti-pensionati delle case di riposo trentine che ha accettato di parlare con noi mantenendo, però, l'anonimato: «Escludere i pensionati da incarichi dirigenziali è sbagliato. Questa legge è una fesseria demagogica. Prima di tutto perché il pensionato ha tempo e quindi può dedicarsi al suo incarico. Poi perché c'è modo e modo di fare il presidente di una Apsp. Ci sono non pensionati che lo fanno male e anziani che lo fanno benissimo anche forti della loro esperienza».
La questione, comunque, sta aprendo un dibattito anche all'interno dell'Upipa (l'Unione provinciale istituzioni per l'assistenza che coordina le attività delle varie Asps) e l'interrogativo per diversi dirigenti dell'istituto è doppio visto che sono a loro volta pensionati (per esempio il vicepresidente dell'istituto è il già citato Renato Brugnara, dell'Apsp di Lavis). Le cose da chiarire, infatti, sono tante come ci ha detto lo steso presidente “anonimo” che ha aggiunto: «La legge è stata recepita ma entrerà in vigore il prossimo anno. Le case di riposo, poi, sono pagate dalla Provincia ma sono istituite con legge regionale dunque bisognerà vedere chi dovrà deliberare su cosa. Poi quando questa norma si applicherà vedremo. Certo non so in quanti accetteranno di coprire una carica così importante e impegnativa addirittura gratis».