Roveretano disperso in Giappone, ma per poco
Fabio Degasperi era nell'elenco degli scomparsi, ma è partito da Tokyo un'ora prima del disastro
ROVERETO. E' finito nell'elenco degli italiani dispersi in Giappone diramato dalla Farnesina, mettendo in allarme i famigliari. Lui invece era partito da Tokyo un'ora e mezza prima del devastante sisma. Poi, atterrato a Francoforte, Fabio Degasperi, titolare del negozio "100 One", ha capito da una salva di preoccupati sms che qualcosa doveva essere successo. Fabio Degasperi si trovava fino a sabato scorso in Giappone, sull'isola di Hokkaido, sulla costa che solo qualche ora più tardi sarebbe stata sferzata dal rovinoso tsunami provocato dal terremoto. «Ero lì per fare snowboard con un viaggio pagato da un nostro fornitore, una sorta di riconoscimento come miglior negozio italiano per il 2010. E' un posto incredibile, dove a causa dello scontro di correnti nevica quasi ogni notte. Noi stavamo in albergo a poca distanza da Sapporo, fino alla ripartenza per l'Italia». L'aereo è decollato dall'aeroporto di Tokyo alle 12.50 ora locale, mentre il terremoto è stato registrato dai sismografi alle 14.19. Meno di un'ora e mezza dopo, lo tsunami. L'epicentro è nell'Oceano Pacifico, qualche decina di miglia al largo di Hokkaido. Ma di tutto questo Degasperi era all'oscuro: in quel momento era in volo verso Francoforte, unico scalo prima del ritorno in Italia. I suoi genitori, la moglie e gli amici, viceversa, erano come tutto il resto del mondo collegati alle emittenti tv che trasmettevano in diretta i disastri provocati dell'onda anomala sulla costa giapponese. A quell'ora, nelle immediatezze del sisma, il registro della Farnesina raccoglieva 28 nominativi, tra cui quello di Fabio Degasperi, che in effetti risultava tra i connazionali in vacanza nel paese del Sol Levante perchè la partenza da Tokyo non era ancora stata notificata. Nella immaginabile confusione che regnava in Giappone in quelle drammatiche ore, l'ultimo pensiero dei burocrati era di aggiornare gli elenchi degli stranieri. Così, per molte ore, la famiglia e gli amici roveretani di Fabio sono rimasti in apprensione, ad attendere un messaggio di speranza. «Quando siamo atterrati a Francoforte dovevamo attendere la ripartenza per Fiumicino. C'era trempo, così ho acceso il cellulare e mi sono arrivate decine di messaggi allarmati. "Stai bene?", "Tutto ok?", e cose simili. Sulle prime non capivo tanta preoccupazione. Poi l'attenzione è stata attirata dalle tv che in aeroporto trasmettevano le terribili immagini del Giappone travolto dallo tsunami. Lì ho capito». Una serie di telefonate a casa per tranquillizzare i famigliari prima di risalire sul velivolo, e presto la notizia che Fabio stava benissimo - anzi nemmeno s'era reso conto di cosa stava accadendo - ha raggiunto Rovereto, facendo tirare un sospiro di sollievo. «Dopo il rientro ho sentito alcuni amici che erano rimasti a Hokkaido, m'hanno detto che l'albergo in cui eravamo alloggiati ha oscillato in un modo pauroso, la gente faticava a stare in piedi. E' stato un disastro, la splendida baia che vedevamo dai bassi monti dell'isola mentre scendevamo con lo snowboard è stata devastata. Quanta fortuna abbiamo avuto».
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