Roncafort, un nuovo sgombero dei disperati 

Salute e ordine pubblico. L’intervento delle forze dell’ordine su ordine del sindaco Andreatta Nei terreni della Provincia c’erano baracche e accampamenti costruiti da una comunità rom



Trento. Nuovo sgombero a nord di Trento, in particolare nei terreni incolti di Roncafort (di proprietà della Provincia di Trento) che confinano con l’area dell’Interporto doganale. Gli agenti della polizia locale - con il supporto di altre forze di polizia - sono intervenuti per eseguire un’ordinanza firmata dal sindaco Andreatta, motivata da esigenze di “igiene e incolumità pubblica, nonché sicurezza e ordine pubblico”. Gli agenti hanno sgomberato l’area da accampamenti e baracche, ma non hanno trovato gli occupanti: si tratta di un gruppo di cittadini romeni (che sono cittadini comunitari e quindi hanno il diritto di restare anche sul suolo italiano) che da anni vivono sul territorio cittadino in condizioni di degrado ed estrema povertà, tirando a campare per lo più chiedendo l’elemosina.

Una ventina di persone

La piccola comunità di romeni ha dimensioni variabili da poche unità a una ventina di persone, in particolare nel periodo dei mercatini di Natale quando aumentano i questuanti lungo le strade del centro storico. In questo periodo - secondo i servizi sociali del Comune di Trento - del gruppo facevano parte solo alcune persone: «Li abbiamo avvicinati in anticipo rispetto allo sgombero e li abbiamo informati dell’esistenza dei servizi di pronta accoglienza» ha detto l’assessora comunale alle politiche sociali Maria Chiara Franzoia. Ma di fatto solo un paio di queste persone avrebbero seguito l’appello del Comune a usufruire dei servizi per il senza tetto, gli altri si sarebbero semplicemente trasferiti in un luogo diverso.

Residenti soddisfatti

Il consigliere provinciale Devid Moranduzzo ieri ha diffuso un comunicato per esprimere la soddisfazione “per lo sgombero che la Lega aveva chiesto a nome dei residenti”. Nei terreni incolti la comunità romena (che in passato aveva occupato anche una parte delle aree inquinate ex Sloi) aveva costruito una serie di ripari e baracche ma - secondo i sopralluoghi dell’azienda sanitaria - queste persone vivevano tra rifiuti e rottami, senza acqua corrente, in luoghi dove erano presenti escrementi (anche di ratti) riscaldandosi nei mesi freddi con stufe prive di ogni precauzione per prevenire lo sviluppo di incendi. Alla fine - come previsto dall’ordinanza del sindaco - le baracche sono state distrutte per impedirne un nuovo utilizzo.













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