Rivolta in carcere, la Procura accelera
Punta a chiudere l’indagine in tempi brevi. Il vescovo Tisi: «Vicini alla famiglia del giovane tunisino»
TRENTO. Annunciata, è stata fissata il 14 gennaio la riunione del Comitato per la sicurezza che, al centro dell’agenda, avrà i problemi sollevati dai detenuti del carcere di Trento durante la rivolta del 22 dicembre. La promessa era stata fatta agli insorti direttamente da Sandro Lombardi, Commissario del Governo di Trento e da Giuseppe Garramone, il Questore. Era stata la loro opera di mediazione a sedare la rivolta che aveva provocato fiamme, devastazione e intossicati, dieci agenti della polizia penitenziaria, all’interno della struttura. Il fuoco era stato appiccato dai detenuti in rivolta nelle sezioni, lungo i tre piani del carcere, dopo che uno di loro si era tolto la vita nella notte. Per i fatti del 22 dicembre sono 30 i detenuti denunciati dalla Procura, per reati che vanno dal sequestri di persona (una impiegata nel locale lavanderia) alla violenza pluriaggravata contro pubblico ufficiale; dall’incendio alle lesioni fino al danneggiamento aggravato. Sono le prime denunce, le indagini proseguono serrate. Gli interrogatori sono iniziati subito, sono proseguiti alla vigilia e a Natale e non sono ancora terminati. La volontà della Procura è quella di chiudere le indagini in tempi brevi, a gennaio.
Intanto in carcere, dal momento che la celebrazione eucaristica di lunedì sera con il vescovo, per motivi di sicurezza, era blindata, monsignor Lauro Tisi ha ritenuto opportuno rilasciare una dichiarazione in merito alla rivolta. Lo ha fatto al termine delle confessioni che ha tenuto la vigilia di Natale nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Come ha tenuto a sottolineare, il suo è stato un intervento il più possibile neutrale, perché in momenti come questi anche una sola parola sbagliata potrebbe scatenare reazioni accentuate dal clima di nervosismo esasperato proprio di questi tempi.
«La Chiesa è vicina alla sofferenza dei familiari e degli amici del giovane tunisino che si è suicidato. Ma è altrettanto vicina agli operatori che ogni giorno prestano la loro opera all’interno del carcere impegnati anche nel cercare di avere la miglior convivenza possibile. Il dolore non avrà mai l’ultima parola, anzi può essere un’opportunità in più per trovare la forza di reagire in positivo». Nell’omelia della messa della vigilia, che Monsignor Tisi ha celebrato all’interno del carcere lunedì sera, il vescovo ha detto che portava all’interno del proprio cuore il dolore per la morte del ragazzo tunisino, ma anche dei suoi familiari. A margine della dichiarazione, monsignor Tisi ha tenuto a sottolineare l’impegno e l’ottimo operato del nuovo cappellano del carcere, don Mauro Angeli: «Un giovane prete che ha accolto questo incarico con molto entusiasmo e che si sta adoperando per dare un sostegno morale a tutti i carcerati». All’indomani della violenta rivolta, il vescovo si è fatto interprete di un messaggio di pace e distensione, confermato anche dalla volontà di celebrare lo stesso la tradizionale messa della vigilia, nonostante il clima non certo disteso che si viveva all’interno del carcere. (d.p.)