Riconoscimenti

Regista roveretano vince il premio di Rai Cinema

Il filmaker Francesco Mattuzzi trionfa al Festival del documentario con la storia di due camionisti, lui italiano, lei marocchina, sulle strade d’Europa


di Giuliano Lott


ROVERETO. Che sia nato a Varese, Francesco Mattuzzi lo deve al caso, o meglio al lavoro del padre, finanziere ai valichi di frontiera. Ma per il resto, tutta la vita l’ha condotta a Rovereto, diplomandosi al Depero, e poi laurandosi in design e arte a Bolzano. Ma la passione per il cinema è stata più forte della sua stessa formazione, e ora vive e lavora a Milano. Mattuzzi a differenza di molti registi e filmmaker ha già in saccoccia un prestigioso riconoscimento arrivato a inizio ottobre: RaiCinema ha premiato il suo “The Weight of Dreams - Il Peso dei Sogni” alla II edizione del Festival Internazionale del Documentario Visioni dal Mondo.

Non è un semplice attestato di stima: il premio prevede l’acquisizione dei diritti televisivi per le Reti Rai, e anche per la distribuzione in Italia, in Europa e nel mondo. Di questo andrà a parlare presto Mattuzzi con i vertici di RaiCinema. «Ci vedremo la settimana prossima - racconta il filmaker roveretano -, l’acquisizione dei diritti è una questione complessa che va affrontata anche dal punto di vista legale. Ciò che mi preme però è la possibilità che questo importante canale distributivo comporta per il mio lavoro, che è una produzione indipendente e quindi paga lo scotto di una inevitabile difficoltà nella distribuzione».

L’idea di base del docu-film “The Weight of Dreams” ruota attorno alla storia vera di Aurelio e Latifa, lui italiano, lei marocchina, entrambi camionisti, che lavorano in coppia percorrendo in lungo e in largo l’Europa sognando di diventare una famiglia tradizionale. «Ci ho lavorato per sei anni, girando con loro in camion. L’idea ha avuto una gestazione lunga, in principio era un progetto fotografico, che è poi diventata la mia tesi di laurea. Poi ho deciso di dargli un’altra forma, attraverso un racconto per immagini in movimento, che è al tempo stesso un ritratto dell’Europa contemporanea vista attraverso il mondo dei trasporti. In realtà volevo raccontare l’Europa attraverso il trasporto su gomma, sulle rotte che uniscono il nostro continente all’Asia, ma col tempo ho cambiato punto di vista, concentrandomi sul rapporto tra i due protagonisti».

Per realizzare il suo lavoro, Francesco ha contattato diverse aziende di autotrasporto ma alla fine è stato aiutato dalla conscenza diretta di Aurelio e Latifa, con i quali ha condiviso non solo i viaggi ma le speranze e le ambizioni. Il film finisce però con una sconfitta. I due camionisti, dopo aver vissuto la loro storia d’amore tra valichi, frontiere e “non luoghi” come strade e autogrill, finiscono per lasciarsi. «Sì, è anche una metafora dell’Europa di oggi, dell’impossibilità di dare un coronamento alle proprie aspettative di vita. Le diversità alla fine emergono e possono diventare distanze che separano anziché unire. L’ideale della famiglia deve fare i conti con i pesanti ritmi di lavoro e con i contrasti personali, sullo sfondo di un’Europa che i grandi movimenti migratori stanno cambiando».

Mattuzzi ha anche una propria casa di produzione, la Planckfilm. Tra i suoi ultimi lavori, Future Archeology (2010), realizzato con il noto fotografo Armin Linke e presentato alla 67esima Biennale del cinema di Venezia e in oltre 30 festival di tutto il mondo, e Eyelid (2015), selezionato al Trento FilmFestival, al Cph:Dox di Copenaghen e all'Architecture Film Festival of Rotterdam. Come regista, è stato selezionato al Berlinale Talents 2016.

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