Referendum, partiti divisi sul taglio dei parlamentari 

Verso il voto. Il Pd è per il via libera («Ma senza piano di riforme ci sono ragioni per sostenere il “no”»), come M5s e Fratelli d’Italia («Ma lasciamo libertà di voto»). No secco di Lega, Patt, Rifondazione, Verdi e Upt


Valentina Leone


Trentoi. Oltre alla scelta del nuovo sindaco - o sindaca - e dei nuovi consiglieri comunali, il prossimo weekend gli elettori saranno chiamati a esprimersi anche sul referendum costituzionale relativo al taglio dei parlamentari. Un “sì” o un “no”: nel primo caso si chiederà la conferma della riforma già approvata dal Parlamento e che comporterà la riduzione di circa un terzo dei membri di Camera e Senato. Con voto negativo, se ne chiederà invece l’abrogazione. Vediamo allora come i partiti, anche in Trentino, hanno deciso di orientarsi rispetto al voto.

Tra i convinti del “sì” c’è chi la riforma l’aveva promossa, quindi il Movimento 5 Stelle. «Si tratta di una modifica puntuale della Costituzione per consentire ai cittadini di votare su un testo chiaro e comprensibile», chiarisce il consigliere provinciale Alex Marini. «Dal 1948 ad oggi il sistema istituzionale si è ramificato. Abbiamo rappresentanti direttamente eletti nel Parlamento Europeo e nei Consigli regionali ma anche autorità e organi di controllo che prima non c'erano. Il numero dei parlamentari deve essere adeguato al nuovo assetto. Questa modifica renderà l'attività delle Camere più fluida e trasparente».

Un assenso, forse non così secco come quello dei grillini, c’è anche da parte del Pd: «Nella sua assemblea il partito ha deliberato il sostegno con un sì al referendum in maniera molto convinta, con 188 favorevoli e una trentina di contrari», spiega la segretaria Lucia Maestri. «Allo stesso tempo, però, è stata espressa anche una riflessione importante sul fatto che sussistono ragioni per il “no”, quindi il nostro è un “sì”, accompagnato da un progetto di riforme che stiamo già stendendo all’interno di un disegno di legge».

Fratelli d’Italia è un altro partito che si è orientato per il sì: «L’indicazione - spiega il senatore Andrea De Bertoldi - è di votare a favore, dopodiché questo è il nostro consiglio ma, come da tradizione in caso di referendum, rispettiamo qualsiasi volontà alternativa da parte dei nostri elettori».

A destra c’è però anche qualche voce fuori dal coro: «Noi voteremo “no” perché riteniamo che questa riforma abbia contenuti demagogici, le riforme si possono fare ma non in questo modo», spiega il consigliere provinciale di Forza Italia Giorgio Leonardi.

Anche nella Lega, che non ha espresso un’indicazione univoca rivolta ai propri elettori, c’è parecchio scetticismo e il segretario Mirko Bisesti annuncia il suo voto a sfavore: «In Parlamento abbiamo sostenuto una riforma che prevedeva anche il taglio dei parlamentari ma l’obiettivo era accompagnarlo con altre modifiche che non sono state fatte. Così resta solo un taglio lineare che non porta un vero risparmio e rischia di penalizzare i territori sulla rappresentanza. Votando sì con la promessa di ulteriori riforme rischiamo di andare a modificare la Costituzione a scatola chiusa».

Analoghe valutazioni le fa l’Upt, come spiegano i vertici Alessio Rauzi e Walter Giacomazzi: «Troppa benzina si è buttata sul fuoco dell’anti politica e dell’anti parlamentarismo. E questa pseudo riforma non affronta i problemi del suo funzionamento ma si limita ad uno spot populista». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Patt, che nei giorni scorsi ha formalizzato il suo invito a votare per il “no”: «Il fatto che, all’esito della riforma, ci sarebbe la divisione della ripartizione degli eletti su base provinciale anziché regionale per noi è assolutamente negativo», spiega il segretario Simone Marchiori. «Poi c’è un discorso di sostanza della riforma, venduta come una svolta epocale ma che in realtà non lo è. Si riducono i parlamentari ma non si può pensare che sia il numero di essi la causa di tutti i mali, non è che se ce ne sono di meno andrà tutto meglio».

Netta anche la posizione - sfavorevole - di Rifondazione comunista: «Crediamo nell’importanza della partecipazione e siamo critici sulle conseguenze di un’ipotetica vittoria del “sì”, che porterà forti disuguaglianze all’interno dei territori, con alcuni che saranno più rappresentati rispetto ad altri. Tagliamo i privilegi, non il numero dei parlamentari», riflette la coordinatrice locale Valeria Allocati.

Convincimento analogo per i Verdi e Futura, come spiega la consigliera provinciale Lucia Coppola: «Parliamo di una riforma raffazzonata, che con un risparmio minimo se non inesistente riduce di moltissimo la rappresentanza creando squilibri importanti tra i territori, incluso il nostro».

Scelte diverse all’interno di Italia Viva, che a livello nazionale ha deciso di non dare indicazioni. La senatrice Donatella Conzatti, però, annuncia il suo voto contrario: «Una riforma che solletica ancora una volta solo le esigenze del populismo. Sono convinta che l’organizzazione del Parlamento vada rivista, ma va fatto seriamente. Il risparmio comportato dal taglio dei parlamentari è minimale, il vero costo è la struttura burocratica».















Scuola & Ricerca

In primo piano

Giustizia

Avvocati Cassazionisti a Trento: con Trieste le percentuali più alte d'Italia

“I distretti più del Nord Est – afferma Antonello Martinez, presidente dell’Associazione Italiana Avvocati d’Impresa nonché fondatore dello studio legale Martinez&Novebaci - hanno una maggior propensione dei colleghi ad acquisire l’abilitazione al patrocinio in Cassazione. La situazione è all’opposto nel sud Italia”