Rapina a mano armata e sequestro in villa
In tre irrompono nella casa di Villa Agnedo dell’immobiliarista Ferretti con pistola e coltello. Uno dei malviventi è stato arrestato dai carabinieri
VILLA AGNEDO. Una calda serata di fine giugno con nessun impegno. Una serata come tante altre da passare in casa, in famiglia. Tutti assieme mamma, papà e figlia adolescente, davanti al televisore. La porta finestra del soggiorno lasciata aperta per far entrare un po’ di aria e rendere più sopportabile l’afa. Una situazione tipo in tante case giovedì sera, ma poco dopo le 22, a Villa Agnedo, nella villa dell’immobiliarista Ferretti, la normalità è stata spazzata via dall’irruzione di tre malviventi mascherati. Che hanno sequestrato la famiglia - incappucciando e minacciando tutti con una pistola automatica, un manganello e un coltello - per tre lunghissime, eterne ore. E poi sono scappati con la refurtiva: 100 mila euro fra gioielli e orologi e 3 mila euro in contanti. Una fuga nella notte in sella a due motociclette che sono state intercettate dai carabinieri. E se due dei rapinatori-sequestratori sono riusciti a scappare, il terzo è stato arrestato. E sulle sue spalle, in uno zaino, c’era tutto quello che era stato rubato. Lui è Luigi Burkart, 57 anni di Pergine e si trova in carcere a Spini con pesanti accuse: sequestro di persona e rapina in concorso, resistenza, uso di targa falsa e porto abusivo di arma da fuoco.
Ma facciamo un passo indietro, torniamo all’immagine di papà Fabrizio, mamma Paola e della figlia 14enne seduti sul divano. L’irruzione dei tre malviventi mascherati non lasciata a nessuno il tempo di pensare ad una qualsiasi reazione. I rapinatori sono mascherati. Uno parla in italiano, gli altri forse hanno un accento slavo, ma su questo aspetto non c’è certezza. Si muovo coordinati. Incappucciano tutta la famiglia e per far capire a Fabrizio Ferretti - che si era alzato di scatto - che non stanno scherzando lo colpiscono con il manganello. «Questa è una rapina - spiegano duri per chiarire ogni dubbio - stai calmo e portaci dove ci sono i soldi».
L’uomo viene anche ammanettato per impedirgli possibile ed eventuali reazioni. Sua moglie e sua figlia sono sul divano controllate da uno della banda. Gli altri due sono con Ferretti. Ha la pistola, una calibro 9 automatica di fabbricazione belga (è carica, ma questo lo si scoprirà solo in un secondo momento) puntata alla tempia e il manganello viene usato per spingerlo in avanti, per fargli sentire un’ulteriore pressione. E arrivano anche le minacce: «Se non lo fai ti uccidiamo». Cercano soldi e gioielli, solo questi. E ne vogliono tanti. Ferretti li porta in giro per la grande casa, non cerca di fare resistenza, apre la cassaforte e non ci pensa due volte: non vuole mettere a rischio l a sua vita e quella della sua famiglia. Ma i rapinatori - che in quel momento si sono trasformati anche in sequestratori - voglio di più, non si accontentano. E costringono l’imprenditore immobiliare ad aprire anche l’ala adiacente al suo appartamento occupata dai genitori di Ferretti che in questi giorni sono in vacanza in Sardegna. Il figlio però non sa però dove mettere la mani, quella non è casa sua. Ma anche qui si trovano anelli, collane e orologi di pregio. Ci sono anche soldi e i delinquenti raccolgono tutto, buttando gli oggetti preziosi alla rinfusa in due federe da cuscino. Il tempo passa e la ricerca continua fino all’una passata. Solo dopo tre ore i malviventi se ne vanno. Ma prima immobilizzano Ferretti e la moglie con delle manette ricavate da delle fascette di plastica. Mostrano maggior delicatezza verso la figlia 14enne della coppia, per lei - terrorizzata come è difficile anche solo immaginare - usano del nastro. I coniugi aspettano qualche minuto per sicurezza e poi danno l’allarme. In Valsugana l’altra s notte c’era un servizio dei carabinieri di controllo del territorio per prevenire i furti. Tutti i militari sono all’erta ma sanno solo che devono cercare tre uomini. La pattuglia di Levico all’1.20 vede due moto che viaggiano tranquille. Viene intimato l’alt ma invece di fermarsi i centauri aumentano la velocità. Inizia l’inseguimento ne centro di Caldonazzo. I malviventi sfrecciano infischiandonese di sensi unici e divieti. Poi tornano sulla strada provinciale. Una moto, quella con a bordo due persone, riesce a scappare. L’altra nell’affrontare una rotonda finisce a terra. In sella c’è Luigi Burkart e con lui la refurtiva. La targa posticcia appiccicata sopra a quella vera non gli è servita a nulla e ora è in cella.
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