Quote rosa, in piazza «donne coi baffi» / FOTO

La protesta del Coordinamento Donne: finti giornali postelettorali annunciano una maggioranza femminile in Provincia


di Maddalena Di Tolla


TRENTO. Le finte prime pagine dei quotidiani locali post elezioni di autunno sono già pronte: “Tsunami rosa in Trentino. Capovolgimento in Consiglio provinciale: 31 le donne su 35 consiglieri. 80% donne, 11% uomini”. Questi i titoli, se fosse tutto vero. Però questa è, ad oggi, ancora fantapolitica. Sono i volantini distribuiti ieri pomeriggio nelle vie del centro storico da un gruppo di donne di numerose associazioni e movimenti, coperte da una inquietante maschera bianca dotata di baffi. Lo slogan era “Ci dobbiamo mettere i baffi per avere voce in politica?”. Ad organizzare la singolare forma di protesta e di proposta itinerante, partita da Piazza Duomo, erano alcune donne delle svariate sigle, a partire dal Coordinamento Donne, che hanno preparato il famoso codice di atutoregolamentazione per i partiti. Finora lo hanno sottoscritto il Pd, Idv, Sel e i Verdi. Silenzio assordante dal centro destra. Nei fatti la situazione è l'esatto contrario comunque di quanto immaginato nei finti titoli. «Le donne sono il 51,2% della popolazione provinciale, eppure in 40 anni il Trentino ha avuto 10 consigliere elette e nell'ultima legislatura le donne in Consiglio provinciale erano l'11,1%» spiega infatti il testo distribuito ieri. Nelle varie tappe, durante le quali parlavano con le persone (più o meno partecipi, le giovani donne si sono mostrate interessate) che si godevano un rilassante giro al Sass estivo, le donne del gruppo di lavoro hanno anche incontrato i candidati alle Primarie del centrosinistra, da Mauro Gilmozzi ad Alessandro Olivi, che chiudevano la loro campagna di primarie in strada. Mentre Gilmozzi (al suo fianco un divertito Lorenzo Dellai e un controllato Giorgio Lunelli) si è subito dichiarato favorevole alle proposte, ha lasciato qualche motivo di mugugno nel gruppo di attiviste l'incertezza politichese della segretaria Flavia Fontana, che ha commentato, laconica «Non conoscevo questo codice di autodisciplina (con sorpresa delle associazioni proponenti, che giurano di averlo girato a tutti i partiti, ndr.). Sono a favore dell'aumento della rappresentanza femminile nelle istituzioni. Sarà mia cura sottoporre la questione al partito». Insistendo sulla concretezza, Fontana ha chiosato però «al di là di regolamentazioni specifiche ...». Le donne in maschera non erano per nulla soddisfatte. Olivi, circondato da Luca Zeni e Donata Borgonovo Re, oltre che da mezzo partito, se l'è cavata (con Sara Ferrari poco distante) dicendo che «sulle politiche di genere siamo ancora indietro». Oltre al codice interno ai partiti, ovviamente, c'è anche la proposta di riforma della legge elettoral: liste elettorali composte da 50% donne e 50% uomini, alternanza donna-uomo nell'elenco dei nomi, doppia preferenza di genere (un uomo e una donna). Le attiviste hanno sottolineato anche la necessità di rispettare la par condicio anche di genere in campagna elettorale, richiamando rispetto al punto la legge provinciale che lo prevede. Le associazioni femminili, inoltre, in aprile, quando avevano stilato il documento, avevano anche chiesto l' impegno alle candidate di presentare il proprio programma sulle politiche di genere. «Vedremo ora la composizione delle liste» avverte Delia Valenti, presidente storica del Coordinamento Donne.













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