Quelli del furgone bianco fuoripista-show sul web
I primi episodi pilota hanno già raccolto un boom di visualizzazioni. La serie promuove il freeride sicuro, e un gruppo “segreto” testa i percorsi
TRENTO. Il gruppo storico è nato anni fa dalla comune passione per la neve e il fuoripista. Cinque anni fa l’intuizione di acquistare un furgone per viaggiare insieme verso le mete prescelte. Ma solo a gennaio scorso l’attività “segreta” di questi freeriders trentini è diventata una serie web che sta spopolando. “Follow the white van” (seguite il furgone bianco), uno slogan efficace, è divenuto il marchio degli spettacolari videoclips che riprendono le evoluzioni fuoripista del gruppetto, nel frattempo allargato ad altri appassionati che, in rigoroso incognito, testano le zone più spettacolari del Trentino. E in pochi mesi il gioco è diventato un fenomeno - pure senza alcuno sforzo promozionale - da oltre 11 mila visualizzazioni. «Non è tanto il numero in sé, quanto il peso specifico dei followers a fare la differenza» spiegano Giuliano Torghele, Mario Barberi e Ugo Pozzi, i tre videoproduttori della Giuma che seguono a loro volta il furgone bianco, ma per coordinare le riprese e mostrare le bellezze di un territorio che pare fatto apposta per il fuoripista. «Ci seguono marchi specializzati per la montagna, gruppi di appassionati in tutta Italia, dal Piemonte al Meridione. E anche il mondo del freeride trentino, che ormai “riconosce” i protagonisti dei clips e li ferma per chiedere se sono davvero loro “quelli del furgone bianco”». L’anonimato è una scelta che ha una motivazione di fondo. «Fino a poco tempo fa, il freeride era una disciplina al limite della legalità. In alcune zone era espressamente proibito. Poi su questa “segretezza” dei componenti abbiamo costruito la sceneggiatura, e a quanto pare funziona». Chi si cela davvero dietro gli occhialoni da neve? «Sono tutti sciatori, amici e malati di neve. Tutti liberi professionisti o imprenditori, non più giovanissimi ma con una passione assoluta per lo sci e il fuoripista. É un gruppo forte, che ci ha coinvolto da subito in questa avventura. É bello vederli insieme, perché si sfottono e si caricano l’uno con l’altro, stimolandosi a migliorarsi in continuazione». Benché il freeride sia uno sport di nicchia, sta raccogliendo molti adepti tra le giovani generazioni di sciatori e snowboarder e anche alcune stazioni sciistiche trentine in crisi hanno scelto, con intelligenza, di aprire al freeride - è il caso di San Martino di Castrozza o di Col Margherita - ma nel pieno rispetto delle norme basilari di sicurezza. E tutta questa maniacale attenzione per un fuoripista sicuro emerge in pieno dai clips del “White van”. In ogni video, i freerider trentini (che arrivano soprattutto da Rovereto, Trento, Ala, varie zone della Vallagarina) si appoggiano ai “locals”, cioè alla gente del posto. Sciatori esperti ma anche guide alpine, che consigliano (o sconsigliano, se le condizioni sono proibitive) i percorsi migliori per praticare il fuoripista. «Una componente di rischio rimane sempre, ma questi “ragazzi” del furgone, oltre a possedere una tecnica molto avanzata sulla neve, continuano a frequentare corsi per aumentare la sicurezza». Così i video del “White van” stanno diventando un eccezionale strumento promozionale non solo per le nostre ambizioni turistiche della stagione invernale, ma anche per diffondere una cultura della sicurezza. «L’unico rammarico è che abbiamo conosciuto i “ragazzi” solo a novembre e il lavoro dei video è iniziato a gennaio. É una serie pilota, ma il prossimo anno - spiegano i tre soci della Giuma, che si occupa anche di produzioni televisive, dirette web per eventi, video social o corporate - inizieremo a strutturarci meglio, con una serie di 12 episodi, sottotitolati in inglese». Sempre sul web, perché, spiegano alla Giuma «è il media migliore per questa iniziativa: consente una libertà e una capacità di penetrazione tra gli appassionati che la tv non ha».
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